Nel Cantone di San Gallo, il 29 giugno si riuniranno i presidenti di tutte le Regioni alpine (ciascuna con la definizione del proprio ordinamento costituzionale).
La sfida è quella di proporre, attraverso un'azione comune e un Paese proponente nel Consiglio europeo (potrebbe essere la Francia), una strategia per una macroregione alpina.
Il tema è politicamente decisivo per il nostro futuro in un'epoca così complicata in cui - dal fondo del pozzo di una crisi che avvolge tutto di un pessimismo nero - è bene respirare l'aria pura di un futuro condiviso per le Alpi.
Lo dico credendoci davvero e sapendo quanto rischio di retorica ci sia sul tema. Ma il dibattito consiliare dimostra, anche con l'unanimità sul documento, che su certi argomenti "alti" si può trovare una linea d'azione congiunta e ne sono lieto.
Brutta gatta da pelare la storia del trenino di Cogne. Vicenda che mi ha fatto soffrire per l'esito disastroso: l'esercizio non è possibile. Una sconfitta, di certo.
E' importante, tuttavia, capire che il trenino non può e non deve avere collegamento con l'indispensabile valorizzazione delle antiche miniere di Cogne.
Ciò deve avvenire con scelte valide e corrispondenti alle finanze pubbliche di oggi, in cui nessuno può pensare a voli pindarici. Bisogna valorizzare stando coi piedi per terra un patrimonio importante per i cogneins, per i valdostani, per le Alpi intere e per un mondo turistico e culturale che può trovare in quei siti elementi di grande originalità.
Sessione europea del Consiglio Valle. Inutile negare che per me, membro del "Comitato delle Regioni" ed europeista convinto, ma conscio dei limiti attuali, l'occasione è ghiotta. Per cui, derogando alla consueta sintesi, ho parlato più a lungo del solito nell'aula di Place Deffeyes.
Sono andato "a braccio", con numerose digressioni, per cui chiedo venia se talvolta apro e chiudo parentesi, perdendo in razionalità in favore dell'ascoltabilità.
Come credo si capisca sono argomenti che mi appassionano e mi consentono di approfondire temi che considero molto utili per la Valle.
Propongo qui il mio intervento in Consiglio Valle riguardante l'"affaire" sviluppatosi dopo la lettera, scritta da Hélène Imperial e da me, al Presidente del Consiglio, Alberto Cerise.
Ho detto e ribadito quel che penso con un tono che penso sia stato pacato ma fermo. Non si trattava, infatti, di "fare gli incendiari", perché quelli sono atteggiamenti che servono a poco, ma di essere coerenti rispetto alle proprie idee. Propongo l'intervento alla vostra attenzione proprio per questo.
Su questa vicenda si è scritto molto e in molti mi hanno espresso il loro sostegno su di una battaglia di principio. Mi spiace per chi, in buonafede, non ha capito, per chi, invece, è in malafede resta poco da dire.
La politica non è un elemento astratto: è, per fortuna, non solo fatta da calcoli e strategie, ma anche di sentimenti. In queste circostanze sono stato molti e diversi fra di loro. Ma quel che conta è averlo fatto nella convinzione che le istituzioni vanno rispettate.
La manovra finanziaria regionale, approvata dal Consiglio Valle, è stata discussa in un clima kafkiano, visto che già si sa che il "decreto Monti" farà dimagrire il bilancio regionale di una cinquantina di milioni di euro.
Non sono bruscolini, pensando ai "tagli" già precedentemente incassati e che mutano ogni volta la stabilità del nostro riparto fiscale.
Nella lunga maratona oratoria che impegna i consiglieri si susseguono gli interventi. Io il mio l'ho già fatto e non mi sono perso nel dedalo dei numeri, ma nella sostanza che resta politica.
Emoziona sempre, ma è anche un gran piacere, prendere la parola al congresso dell'Union Valdôtaine. Siamo di fronte, infatti, alla più grande assemblea democratica che in Valle è possibile riunire con oltre quattrocento persone provenienti da tutti i paesi. Molti, dopo tanti anni, sono amici con cui si sono condivise tante battaglie.
L'emozione poi deriva dal fatto che - chi l'ascolterà lo verificherà - ho cercato di parlare con franchezza e non in "politichese". Non si trattava di parlare contro Tizio o Sempronio ma di esprimere preoccupazioni e disagi che valgono in senso assoluto e non solo sulla base delle questioni contingenti.
Spesso, di questi tempi, in casa unionista c'è chi tace in pubblico quel che sostiene in privato. Un "doppio binario" che deriva dall'idea di "disturbare" o dal timore di prendersi una lavata di capo.
Il confronto delle idee, che a al di là delle persone, deve essere invece la forza di un movimento autonomista, che deve avere una logica "plurielle" proprio per mantenere quel carattere di partito "di raccolta" senza il quale sarebbe destinato a continuare a perdere pezzi.
E' un tema antico che attraversa la storia dell'UV fra unioni e disunioni. Mai come oggi l'unione nel pluralismo delle posizioni e in un uso intelligente dei meccanismi democratici è una necessità di fronte alla crisi, tema portante del congresso unionista.
Partendo da una leggina con modifiche minimale sulla legge sui simboli della Valle d'Aosta del 2006, ci si è trovati alla fine in Consiglio Valle a discutere dei problemi della "Festa della Valle d'Aosta".
Ora, la nuova normativa accorpa la "Festa della Valle d'Aosta", che è stata celebrata in concomitanza con il Patrono di San Grato, il 7 settembre, con la commemorazione dello Statuto speciale, che si tiene l'ultima domenica del mese di febbraio. Inoltre, viene consentita, nei Comuni della valle del Lys, l'esposizione della bandiera della comunità walser accanto alla bandiera italiana, europea e regionale ed è previsto che i "Rendez-vous citoyens" - le iniziative dirette alla sensibilizzazione sui temi dell'educazione civica rivolte alle istituzioni scolastiche e ai giovani residenti in Valle, possano essere organizzati dalla Presidenza della Regione, dall'Assessorato regionale dell'istruzione e cultura e dal Consiglio Valle e siano allargati all'insieme della popolazione.
Essendo stato il "papà" della prima legge, l'occasione è valsa per fare qualche ragionamento che spero possa risultate interessante riascoltare qui sul sito.
Oggi in Consiglio Valle sono intervenuto sulla manovra finanziaria estiva sulla base di una risoluzione delle opposizioni. Si è sviluppato un dibattito di buon livello.
Non è sempre facile parlare a nome del Gruppo, viste le diverse "sensibilità", ma credo di non essere venuto meno alle mie convinzioni che registro quotidianamente in questo spazio.
Difficile dire dove andremo a finire, ma è bene essere vigili.
Nella sessione europea di mercoledì 18 maggio sono intervenuto nell'aula del Consiglio Valle nella speranza di riuscire, in un tempo ragionevolmente breve, a mettere insieme un certo numero di argomenti.
Spero di esserci riuscito perché questa è una delle poche occasioni pubbliche in cui mettere assieme un anno di attività al "Comitato delle Regioni".
Un lavoro che mi consente di tenermi in esercizio, visto che sul piano regionale stare in panchina (o forse in tribuna) potrebbe rischiare di arrugginirmi e invece la prima regola in politica è quella di tenersi aggiornato sugli argomenti cardine per il nostro futuro in chiave europea.
L'Europa siamo noi e la Valle ha una storia lunga e coerente di pensieri e azioni a favore dell'integrazione europea e, di fronte a certe delusioni delle tribolazioni dell'Unione europea, bisogna mantenere i nervi saldi e lavorare con impegno e serietà.
Il federalismo è non solo un sistema di ingegneria costituzionale, ma è una forma mentis che deve uniformare un modo di pensare che, pur piccoli, ci obbliga a pensare in grande.
Il Consiglio Valle, dopo mesi o forse anni di manovre di avvicinamento, ha votato l'allargamento della maggioranza regionale al PdL.
L'UV "apre" così alla Destra che governa a Roma, dopo riunioni interne che hanno seguito la linea tracciata dai vertici.
La mia posizione, per chi frequenti il sito, è ben nota e critica per una serie di ragioni che ritengo fondate e che difendo.
Quello che potete ascoltare qui è il mio intervento in aula, che riassume una buona parte dei miei pensieri.
Senza peli sulla lingua, come mio costume, anche se non credo mi porterà bene...
Bisogna accordarsi sulla questione migranti e sul Patto di stabilità e molti altri dossier, compreso il nostro Traforo del Monte Bianco, e Matteo Salvini invita Marine Le Pen a Pontida e flirta con la destra tedesca nera come il carbone.
Ha ragione oggi sul Corriere, nella rubrica delle lettere, nel così argomentare Aldo Cazzullo: ”Se tu hai bisogno del presidente francese, e poi inviti alla tua manifestazione più importante la rivale del presidente francese, da lui battuta due volte alle due ultime elezioni, è difficile che poi il presidente francese ti dia una mano. Il concetto è talmente intuitivo da far venire il dubbio che Matteo Salvini abbia invitato a Pontida Marine Le Pen proprio per creare qualche problema a Giorgia Meloni. Neppure l’alleanza con l’estrema destra di Alternative für Deutschland rappresenta il modo migliore per cercare l’aiuto di un cancelliere socialdemocratico. Questo proprio perché in politica non esistono buoni e cattivi, ma leader che fanno gli interessi dei propri Paesi. E trovare un accordo con i principali governi europei fa parte dell’interesse nazionale italiano”.
Parole chiare e condivisibili