Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
19 ago 2019

Ferragosto

di Luciano Caveri

Sarà che restiamo travolti anche nel cuore dell'estate da troppe brutte storie di vario genere, ma la vera tentazione di Ferragosto sarebbe l'ascesi. Capisco quanto l'ambizione sia esagerata e non rientrerebbe troppo nelle mie corde, ma basterebbe allora un salutare buen retiro nel quale snobbare certi riti festaioli. Ma certo si dimostrerebbe una buona dose di impropria stravaganza rispetto agli obblighi sociali delle feste comandate. Per cui, ribadendo che questa logica del distacco dal mondo non mi appartiene, agisco diversamente ed aggiungo che il rientro sarebbe peggio della breve fuga, perché non è detto che, durante l'assenza, non capiti qualcosa di ulteriormente peggiore.

Sarò dunque ligio al conformismo e prevedo un pranzo nel ristorante d'alta quota di un amico, confidando nel bel tempo in questa estate stravagante nelle previsioni del tempo. Normalmente si prevede - con scorno degli operatori turistici - il maltempo e invece fa bello, quest'anno più volte si è annunciato il bel tempo e ha fatto brutto. Crepi il meteorologo, verrebbe da dire, parafrasando il celebre detto «crepi l'astrologo». Pier Paolo Pasolini sul settimanale "Il Mondo" fu terribilmente caustico e la sua visione urticante sembra una fotografia dell'oggi: «L'Italia, e non solo l'Italia del Palazzo e del potere, è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: "contaminazioni" tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l'immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di "raptus": era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti». Naturalmente ci sono anch'io in questa folla e mai come oggi lo svago serve per distrarsi da troppe vicende. In un periodo nel quale tutto si regola con decreti legge approvati in tutta fretta con voto di fiducia, quando c'è un Governo e quando non c'è se ne fa uno "costi quel che costi" con chiunque ci stia senza sottilizzare, vale una filastrocca di Gianni Rodari sul Ferragosto con... decreto: «Filastrocca vola e va dal bambino rimasto in città. Chi va al mare ha vita serena e fa i castelli con la rena, chi va ai monti fa le scalate e prende la doccia alle cascate... E chi quattrini non ne ha? Solo, solo resta in città: si sdrai al sole sul marciapiede, se non c'è un vigile che lo vede, e i suoi battelli sottomarini fanno vela nei tombini. Quando divento Presidente faccio un decreto a tutta la gente; “Ordinanza numero uno: in città non resta nessuno; ordinanza che viene poi, tutti al mare, paghiamo noi, inoltre le Alpi e gli Appennini sono donati a tutti i bambini. Chi non rispetta il decretato va in prigione difilato».

Godiamoci questa giornata, soli o in compagnia secondo i gusti, perché troppe cose meno liete incombono e la sospensione ferragostana sembra sempre più essere cinta d'assedio da mille vicende - comprese quelle tristanzuole della politica, comunque la si veda - che rendono questa sorta di tregua sempre più minacciata.