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30 ago 2019

Il Governo giallorosso

di Luciano Caveri

Non mi convince affatto la possibile e forse imminente nascita del Governo giallorosso e trovo che il Partito Democratico farebbe "harakiri" a sdoganare i "pentastellati" con un errore storico e per questo vorrei dire qualcosa sui "Cinque Stelle" per motivare i miei dubbi, che raddoppierebbero se rispuntasse a Palazzo Chigi il prezzemolino Giuseppe Conte, che cambierebbe vestito come nulla fosse, dopo una presenza fantasmatica al "G7" che ne conferma la pochezza. I tamburi di guerra si vedevano nell'aria per chiunque avesse avuto l'orecchio sul chi vive. Il tono greve, aggressivo, violento dei "pentastellati" mostrava una vecchia storia: chi gioca al rivoluzionario ed al rogo per gli avversari poi, quando deve governare, non ci riesce, perché è più facile usare la ghigliottina che la Politica.

Invece gli italiani (ma anche i valdostani, pensando all'elezione come deputato valdostano di una "pentastellata", di cui sfugge l'attività parlamentare) hanno seguito il richiamo della foresta e hanno ascoltato Beppe Grillo, comico simpaticissimo diventato politico trash, nascosto negli ultimi tempi e che ora ha ripreso la scena, quando la modestia dei suoi uomini di primo piano lo ha costretto a dimostrare l'elementare verità, e cioè che senza di lui vagavano nel vuoto. Spetta a lui rimettere mano ogni volta che si dimostri necessario. Anche se tutti sanno che in questo strano "Movimento Cinque Stelle" esiste, neppure troppo dietro le quinte, un centro di comando nato e cresciuto nella famiglia Casaleggio (passata di padre in figlio con logica ereditaria), che si sostanzia nella famosa "piattaforma Rousseau" (se il filosofo ginevrino fosse vivo avrebbe già intentato una causa per togliere l'etichetta), ambiguo sistema di democrazia on line, che gode del finanziamento cospicuo dei parlamentari "pentastellati". Si è accetta supinamente questa bizzarria, che sarebbe stato bene stoppare in punta di diritto e a tutela della democrazia. Fallita la presenza dei sindaci nelle grandi città, con la coppia "Raggi - Roma" ed "Appendino -Torino" che mai torneranno a governare per manifesta incapacità personale, ma soprattutto (Ripeto: soprattutto) emerge l'incredibile compagnia di giro dei loro staff, che dimostra che certa politica, nata nella logica dell'antipolitica, attira anche gente ambigua alla ricerca di spazi mai avuti nel passato. Al Governo nazionale idem con patate: sarebbe interessante, ma c'è chi lo fa benissimo come il giornalista de "La Stampa" Jacopo Iacoboni, autore di libri ed articoli che svelano retroscena del "Movimento" con coraggio civile e minacce a non finire, rievocare la lista infinita di gaffe, errori, smargiassate e pure bugie. Ma chiunque abbia un minimo di senno ha registrato tutto e lo hanno fatto quel mare di elettori che li avevano seguiti e hanno capito dov'erano finiti, come mostrano le elezioni seguite al successo delle Politiche ed i sondaggi ormai spietati nei loro confronti. Ora - e ha dell'incredibile - sono diventati il perno della politica italiana, ricalcando la peggior politica, quella andreottiana dei due forni, giocando sul tavolo del PD ed occhieggiando alla Lega, il cui leader Matteo Salvini ha sbagliato i tempi della crisi con gli improbabili partner ed ora deve giocare di rimessa (a meno che, dicono altri, abbia giocato la carta della rottura per evitare la Finanziaria "lacrime e sangue" che verrà tra poco). Tra poche ore sapremo con maggior esattezza che cosa ci aspetterà. A mio modo di vedere - in barba alla rutilante controinformazione sui "social" che ormai sta perdendo peso, perché anche i più fessi si sono accorti che certe "sparate" non convincono - si gonfierebbe con un Governo come si prospetta fra alti e bassi una generale arrabbiatura di cui forse i "grillini", diventati uomini di potere vecchio stile (quello su cui hanno costruito le loro fortune), non hanno più coscienza perché nel loro caso "populismo" va in coppia con curricula personali modesti ed alla fine l'incultura emerge. I Democratici sceglierebbero di aderire ad un progetto autolesionista, ma forse non esiste più limite al declino con un Matteo Renzi che mena le danze nel partito. Intendiamoci bene: questa descrizione, che forse potrà apparire brutale, non è per nulla un lasciapassare per chi, in politica, nel corso della storia della Repubblica, ha rovinato la reputazione delle Istituzioni con scandali e scandaletti ben documentati. Resto convinto che l'onestà (usata in slogan faciloni, conditi con il terribile «vaffa») resti un requisito in politica ed ancora oggi i meccanismi di espulsione per chi sbaglia non sono efficaci, e troppi scelgono la Cosa pubblica per seguire propri piani personali per nulla corrispondenti al profilo di moralità e di serietà che deve accompagnare chi sceglie di mettersi in gioco alle elezioni. Ma è una beffa ancora peggiore che il nuovismo sia stato solo il trampolino per troppi personaggi mediocri, assurti a difensori del popolo, sfruttando quel grumo di dolori e paure che hanno spianato la strada a populismo e demagogia, che si cementano in un insieme di rancori, odio, disagi che - se non indirizzati verso soluzioni razionali - servono solo a creare un popolo bue, massa di manovra e di voto per chi troppo spesso arriva alla politica e vuole restarci, perché senza arte né parte.