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20 feb 2020

Quando il Web è una fogna

di Luciano Caveri

La storia del candidato macroniano al posto di sindaco di Parigi, Benjamin Griveaux, ha giustamente preoccupato per la dinamica dei fatti, che hanno portato il pupillo di Emmanuel Macron alla rinuncia alla corsa elettorale. Questa personalità, che pure ha avuto ampio sostegno per la dinamica delle sue disavventure, ha abboccato come un pesce ad un piano architettato per danneggiarlo: la fidanzata di un ambiguo artista russo (con asilo politico in Francia), d'intesa con un avvocato della stessa pasta, contatta sul Web l'ingenuo Griveaux. In un crescendo erotico il politico sedotto da questa conoscenza virtuale si è fatto filmare nudo nell'atto di masturbarsi e l'artista russo - con foga moralistica rispetto ai discorsi sulla famiglia della vittima - ha pubblicato un video in Rete e così il candidato si è ritirato. Che sia stato un complotto od una semplice trappola per far clamore lo vedranno i magistrati francesi, ma quel che conta è che tutti in Francia hanno aperto gli occhi su questo meccanismo di ricatto, che ormai è un'industria fiorente.

E' un abbordaggio truffaldino - detto sexestorsion - che conoscono bene quelli che navigano sui "social". Io stesso fra i cinquemila follower di "Twitter" ho - ma ovviamente non le "seguo" - profili di adescatrici, facilmente riconoscibili. Per tre tipologie: quella supersexy oppure modello brava ragazza o donna sofferente per i destini avversi, più qualche variante mista fra i generi. Faccio qualche esempio l'ammiccante americanina Kayla, la sudamericana Sandrina con minigonna, la sorridente Nadine, la misteriosa Florentine «sono una persona per bene», Jisie con il suo «cerco l'uomo della mia vita». Spesso i testi di presentazione sono sgrammaticati e le foto scelte prese chissà da chi le ha abbandonate nella Rete per essere ripescate da malintenzionati. Da notare - l'ho verificato con una piccola indagine - che talvolta vengono usati nomi di persone realmente esistenti a cui è stata sottratta l'identità per dare maggior credibilità alla sceneggiata. Se concedi l'amicizia inizia la chat privata che poi finisce sempre con la richiesta di vedersi, ad esempio su "Skype". Ed avanti con il gioco di seduzione sino alla richiesta di una foto, di un video hard o un incontro in webcam. Il pollo ci casca e poi, tempo dopo, una persona diversa dalla femme fatale fissa una somma di denaro in cambio del riserbo sulle immagini ed i filmati ricevuti. L'alternativa è la diffusione degli stessi, con conseguenze devastanti sulla vita privata e sulla reputazione. In pochi denunciano, in molti pagano. In caso di denuncia troppo spesso la Polizia Postale scopre che, nel gioco delle scatole cinesi, si finisce su server e su call center situati in Paesi con i quali non si può fare nulla di concreto e la questione si arena. Resta chiaro, però, come i "social" dovrebbero essere i primi, con molteplici strumenti che hanno a disposizione, a bloccare certi profili, che io riconosco ormai in un battibaleno e figurati loro con i loro algoritmi e la tracciatura che consente di capire vita, morte e miracoli di ciascuno. Per questo il "caso Griveaux" diventa un simbolo ed apprezzo molto un editoriale di Lionel Bonavanture su "Le Monde", che così recita: «Ce qu'on espérait ne jamais voir se produire en France est devenu bien réel, vendredi 14 février, lorsque Benjamin Griveaux, candidat LRM à la Mairie de Paris, a annoncé qu'il renonçait dansle but de protéger ses proches, après la diffusion sur les réseaux numériques d'une vidéo à caractère sexuel. Quelles que soient les faiblesses du candidat durant la campagne, l'histoire retiendra qu'une attaque au-dessous de la ceinture est venue à bout de ses ambitions. Un site, récemment créé, avait diffusé mercredi soirune vidéo intime et des messages connotés adressés à une femme, affirmant qu'ils émanaient de l'ancien porte-parole du gouvernement. Les réseaux sociaux les ont ensuite propagés. Montée pour nuire au candidat, l'opération implique notamment l'artiste contestataire russe Piotr Pavlenski, réfugié en France depuis 2017 et poursuivi pour des actes de violence. Elle a réussi au-delà de toute limite. Les quelques principes qui semblaient encore régir l'exercice de la vie publique en France ont volé en éclats. Exit la stricte étanchéité entre vie publique et vie privée. Pulvérisé le refus de confondre combat politique et ordre moral. Oublié le droit reconnu aux adultes d'entretenir une relation sexuelle librement consentie, tant qu'elle ne viole aucune loi». Così prosegue l'articolo: «D'aucuns évoqueront l'inéluctable américanisation de la vie politique française dans une allusion au puritanisme anglo-saxon, qui est venu à bout de nombre de carrières outre-Atlantique. D'autres souligneront l'irrépressible influence des réseaux sociaux sur l'exercice de la démocratie: à partir du moment où la technologie permet de monter puis d'orchestrer en un temps record, et dans une dimension planétaire, des campagnes ordurières, les candidats n'ont qu'à bien se tenir, surveiller leurs propos, faire taire leur portable. Ceinture et bretelles. Ce n'est pas acceptable. Il faut résister à ces dérives au nom du respect de la démocratie et des droits qu'elle garantit. Le voyeurisme a toujours existé. Il a donné prise dans le passé à des campagnes peu ragoûtantes comme l'affaire Markovic, entièrement fabriquée au début des années 1970, pour nuire au couple Pompidou. Les réseaux sociaux ont démultiplié le risque sans pour autant que les citoyens aient été laissés sans protection. La "vengeance [ou le complot] pornographique", dont a été victime Benjamin Griveaux, et qui consiste à diffuser des images intimes sans l'accord des personnes concernées, est un délit sévèrement puni par la loi. Depuis l'adoption, en 2016, de la loi "pour une République numérique", son ou ses auteurs sont passibles de deux ans d'emprisonnement et 60.000 euros d'amende. Ce texte doit permettre de rendre la justice dans cette sordide affaire. Au-delà, une réflexion citoyenne s'impose, pour que se développe un usage raisonné des réseaux sociaux, car ce qui est inacceptable pour les politiques l'est aussi pour n'importe quel citoyen. Personne ne peut tolérer qu'un voisin ou un tiers utilise la force des réseaux pour se venger, en faisant de l'espace numérique public le juge de paix de ce qui ne peut relever que de la sphère privée». Sottoscrivo.