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15 apr 2020

Buona Pasqua!

di Luciano Caveri

Intanto, Buona Pasqua a tutti i frequentatori di questo mio spazio quotidiano, che resta per me un cimento importante e spero interessante per chi lo legge con continuità o solo talvolta. Mai - lo confesso - avrei pensato quando lessi la prima volta di questo "coronavirus" nella lontana Cina che poi sarebbe approdato, con cifre elevatissime di colpiti anche qui fra le nostre montagne, malgrado si voglia annacquare la gravità dei fatti. Vengono portate via le generazioni dei più anziani, spesso persone a me note, con una evidente ingiustizia per chi già aveva vissuto gli anni difficili della guerra e del dopoguerra. Spesso sono morti soli, con un ultimo soffio nei polmoni distrutti dal virus, senza alcun conforto dei propri cari e senza neppure un funerale che li ricordasse, se non un'ultima benedizione nel camposanto.

Questa Pasqua resterà nella nostra memoria per questa storia dolorosa e struggente e per le nostre paure che ci pongono ancora incerti e traballanti nei mesi a venire con la sensazione di una Politica piccina piccina che a Roma come ad Aosta non segue chissà quali strategie o progetti, ma insegue balbettante e persino arrogante gli eventi, trattando i cittadini come stupidini cui nascondere le cose e limitandosi alla scorciatoia sempre più stretta delle privazioni delle libertà. Nessuno le discute, perché necessarie per bloccare il contagio, ma resta l'amaro in bocca per il tono tronfio di retorica di gente come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, un parvenu che piace persino per questo suo aspetto da avvocato "Azzeccagarbugli", mentre chi scava in lui avverte il vuoto di chi, senza carisma, interpreta copioni scritti da esperti di "social". I cittadini, compresi quelli valdostani con l'ostinato e solitario nella sua turris eburnea Renzo Testolin, presidente per demeriti altrui e non meriti propri (eleggendosi in più a traghettatore e viene in mente, con scongiuri, ”Caron dimonio”), meriterebbero ben altro. E questo bisogna dirlo anche in tempi di emergenza e soprattutto in vista del dopo e cioè della lunga coda della pandemia e delle sue conseguenze economiche e sociali, che obbligano ad avere decisori diversi che condividano con i cittadini un percorso difficile, senza trattarli come un gregge di pecore di cui sarebbero i buoni pastori. Le lunghe ore domestiche, ben superiori al normale, hanno effetti positivi e fra questi spicca la lettura. Non che non legga normalmente, ma é vero che troppo spesso siamo assorbiti dalle attrazioni del mondo digitale, che ci fanno dimenticare quanto ci sia di cerebrale nelle pagine di un libro con un mondo al suo interno tutto da scoprire e che resta lì per sempre, in attesa dei lettori. Trovo così per caso, leggendo il romanzo storico di Robert Harris su Pompei e la celebre e distruttiva eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Annoto qui, prima di proseguire, una nota curiosa: da Pompei e dai Comuni vicini ci fosse un'eruzione oggi, una parte di abitanti dovrebbero essere evacuati, secondo il piano di emergenza, in Valle d'Aosta! Spicca nel libro la figura di Plinio il Vecchio, comandante militare, scienziato naturalista e filosofo, ed Harris nel libro trae ispirazione da quanto scritto dal nipote, Plinio il Giovane, in una lettera a Tacito. Eccone un pezzo: «Era a Miseno (Plinio il Vecchio) e, presente, governava la flotta. Il 24 agosto era trascorsa appena un'ora dopo mezzogiorno e mia madre gli mostra una nuvola che allora appariva, mai vista prima per grandezza e figura. [...] La nube si levava, non sapevamo con certezza da quale monte, poiché guardavamo da lontano; solo più tardi si ebbe la cognizione che il monte fu il Vesuvio. La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero. Come da un tronco enorme la nube svettò nel cielo alto e si dilatava e quasi metteva rami. Credo, perché prima un vigoroso soffio d'aria, intatto, la spinse in su, poi, sminuito, l'abbandonò a se stessa o, anche perché il suo peso la vinse, la nube si estenuava in un ampio ombrello: a tratti riluceva d'immacolato biancore, a tratti appariva sporca, screziata di macchie secondo il prevalere della cenere o della terra che aveva sollevato con sé”. Segue, nella lettera che è letteratura, il racconto degli eventi che portarono alla morte di Plinio il Vecchio. Attratto dallo straordinario fenomeno, decise di avvicinarsi, con una piccola imbarcazione, alla zona interessata dall'eruzione. Plinio spinse le sue navi verso Torre del Greco, ma non riuscendo a sbarcare, fa rotta su Stabia, dove si trova la villa di Pomponiano. Quella notte Plinio, ospitato nella villa dell'amico, si ritirò nel suo appartamento. Ma poi decise assieme agli altri di lasciare la casa, investita dalla terribile eruzione, e di andare verso il mare. Plinio il Vecchio, probabilmente intossicato dai gas, viene colpito da un malore e, non potendo continuare la fuga, viene abbandonato dai compagni. Il suo corpo sarà ritrovato solo tre giorni più tardi. Harris così romanza gli istanti finali con questi pensieri: "Gli uomini sbagliano a confondere la misurazione con la comprensione, e a porsi sempre al centro di tutto. Questa è la loro più grande presunzione. La terra diventa più calda: deve essere colpa nostra! La montagna ci distrugge: non ci siamo propiziati gli dèi! Piove troppo, piove troppo poco… E' una consolazione pensare che questi accadimenti possano essere in qualche modo in relazione con i nostri comportamenti. Ritenere cioè che se vivessimo un po' meglio, un po' più frugalmente, la nostra virtù sarebbe ricompensata. Ed eccola, invece, la natura che si scatena, imperscrutabile, inarrestabile, indifferente; e in quelle fiamme Plinio vide tutta la futilità della presunzione umana. Era difficile respirare e perfino rimanere in piedi, con quel vento. L'aria era piena di cenere e sabbia grossa e aveva una terribile brillantezza. Lui stava soffocando, il dolore al torace era una fascia di ferro. Fece qualche passo indietro. Affrontalo, non arrenderti. Affrontalo come si addice a un Romano. L'ondata lo inghiottì". Pensieri profondi sulla relatività della vita umana, utili anche verso questa terribile storia del "coronavirus", da cui non bisogna farsi travolgere.