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27 set 2020

Le Istituzioni e la ragionevolezza

di Luciano Caveri

Con questa nota chiudo la serie sulle elezioni, perché il troppo stroppia e penso che dopo uno tsunami elettorale dalle grandi dimensioni esista una generale stanchezza. Personalmente l'avverto in me e nell'aria il bisogno di un momento di riflessione dopo tanti legittimi commenti. Ci vorrebbe ora una certa riservatezza nel corso della tessitura degli accordi necessari per far partire la Legislatura regionale, evitando di farne una sorta di telenovela con puntate giornaliere e immagini televisive di facce sorridenti attorno ai tavoli di lavoro. Bisogna infondere fiducia, sapendo che le Istituzioni e la loro difesa obbligano alla ragionevolezza e al buonsenso, senza logiche teatrali. Ma oggi propongo solo spigolature, a margine dei momenti legittimi di festa per chi ha avuto successo e di grande rispetto per chi non è stato eletto e legittimamente ha momenti di dispiacere e di delusione. Mi auguro che certe competenze ed energie capiscano - e io l'ho fatto per anni - che ci si può occupare di politica anche senza far parte del Consiglio Valle.

D'improvviso i manifesti sui cartelloni appaiono sbiaditi e con loro le foto di noi candidati, che spero spariscano in fretta per evitare effetti da "Ritratto di Dorian Gray". Sorridevo in queste ore pensando che ai tempi delle prime elezioni più di trent'anni fa, quando venni eletto le felicitazioni arrivavano con pacchi corposi di telegrammi. Nell'epoca attuale sono principalmente i "Whatsapp" ed anche messaggini su "Twitter" a dar testimonianza degli auguri e degli auspici di amici, parenti e sostenitori. Non manca qualche mail - una graditissima giunta dal Giappone - per dimostrare vicinanza. Idem i cambiamenti nei mezzi di informazione di massa. Fui io, con Massimo Boccarella, giovani mezzibusti, a proporre la prima diretta televisiva da Palazzo regionale nel 1979 in collegamento con lo studio di "Rta" in cima al "Palazzo Fiat" ad Aosta. Feci poi dalla "Rai" molte altre dirette con spazi che i colleghi di oggi si sognano. Oggi, a battere tutti in velocità, sono le dirette sul Web con tecnologie di trasmissione rapidissime, frutto dell'epoca digitale. Quest'anno peraltro la sala stampa in piazza Deffeyes ha cancellato la presenza di partiti e liste, come conseguenza del "covid-19" e quindi è stato un mortorio e lo stesso è valso per la mancanza di quei cartelloni coi risultati che sotto i portici erano meta dei curiosi che bighellonavano alla ricerca dei fatti. L'epidemia ha reso diversi anche i festeggiamenti post voto, che pure ci sono stati, con quella cappa di preoccupazione derivante dai rischi di contagio. Così al distanziamento ed alla mascherina si alternano anche, con un senso di paranoia per il candidato complimentato, strette di mano, baci e abbracci, frutto della nostra umanità e lo si fa resi goffi da certa precauzionale ritrosia. Resta, infine, almeno per me, una dimensione più intima di riflessione ed è la speranza profonda che non si ricada in errori del passato, quando nel cercare soluzioni politiche ci si è impantanati nei personalismi e nelle posizioni preconcette ed ideologiche su singoli punti senza la capacità di guardare avanti. So quanto sia difficile stringersi la mano ed ammainare le bandiere ma se non lo si farà ne risentirà la democrazia valdostana.