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08 apr 2021

Maschere, non persone

di Luciano Caveri

Come si dice scherzosamente, quando si vuole prendere in giro chi in Valle d'Aosta usa il francese senza crederci, sarebbe interessante fare «nom e cognom» di donne ed uomini che hanno cambiato area politica in questi anni senza colpo ferire. Persino concedendosi un atteggiamento eroico per il cambio di casacca. Li conosco e spiccano in classifica come dei fuoriclasse del riciclaggio e meritano un sorriso amaro per il cipiglio con cui hanno annunciato la loro nuova strada. Ne parlano ai giornali come se fosse la loro un'evoluzione naturale e non un salto della quaglia degno di menzione e di premio alla carriera fra fischi e pomodori marci. Non mi riferisco - e non per autodifesa ma per chiarezza - a chi è rimasto, come me, dopo una diaspora dall'Union Valdôtaine, in area autonomista senza "se" e senza "ma", nel nome di una coerenza di idee dimostrata dai fatti.

Indico invece con il dito chi è giunto o transitato in area autonomista per semplice scelta di interesse o per arrembaggio carrierista o per necessità strategica. Lo hanno fatto in particolare perché l'autonomismo "tirava" e dunque hanno seguito il vento, recitando convinzioni per trovare spazio o perché, persa una casa politica, si sono affrettati a trovarne una di comodo e di semplice copertura come il cuculo che cerca un nido per metterci il suo uovo. Purtroppo per loro esistono discorsi ed atti del passato che indicano il cambio di linea e pongono il traditore al pubblico ludibrio rispetto a quanto affermato con la stessa sicumera con cui sono approdati a nuovi lidi. A loro dovrebbe bastare una coscienza, se l'avessero, per capire quanto è sporca e sarebbe difficile per loro specchiarsi senza provare almeno vergogna. Ma loro, invece, si sentono lindi e puliti, come fa chi non si lava e usa il profumo per coprire quanto è maleodorante. Tutto questo perché, al momento buono, come Tarzan fa con le liane per spostarsi nella giungla, si sono spostati laddove pareva impossibile. Prima giuravano amore verso l'Autonomismo, ora proclamano «amore» per chi li accolti, annunciano grandi impegni e sostenendo che in fondo quella che hanno scelto era da sempre un amore non ancora maturato. Roba da non credere, e naturalmente contano sulla smemoratezza degli elettori, sperando di stare a galla, dopo essere andati a fondo dove si trovavano prima. Il principio, che riguarda i turaccioli ma anche altra materia più organica, è nella speranza è stare a galla con il solito refrain della critica al sistema. Non è neanche trasformismo, è peggio ancora. Siamo al travestitismo umano o, se preferite, al mimetismo animale. Per emergere hanno sempre recitato, annusando l'aria e cercando di posizionarsi al meglio, facendo fessi chi li ha votati per esprimere certe idee, cui oggi dicono di credere ancora in raggruppamenti politici che nulla hanno a che fare con i precedenti e che sono incompatibili. Ma, essendo attaccanti perché la difesa sarebbe improba, cercano di confondere le acque e di avvolgere la triste realtà con cortine fumogene. Brutta vita la loro, che pure hanno assaggiato la politica e ora sembrano non poterne fare a meno, malgrado verte batoste prese sul muso che li hanno esclusi da ruolo elettivi. Va riconosciuta, assieme alla faccia di tolla, una capacità di adattamento e un coraggio da leoni per riproporsi come se nulla fosse. Fra essere e apparire scelgono l'apparire, a costo di dimostrare quanto sono: maschere, non persone.