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15 apr 2021

Far ridere è difficile

di Luciano Caveri

Mai perdere il buonumore. Direi che questa è una delle eredità che ho ricevuto da mio papà e più in generale dalla parte paterna della mia famiglia. Mentre mio papà era un imbattibile barzellettiere, coglievo nei suoi fratelli modi diversi di ridere: chi ironico, chi sarcastico, chi spiritoso. Io non so a che categoria appartengo, ma il fatto certo è che ridere fa bene. Lo diceva con sintesi mirabile Aldo Palazzeschi: «Il riso fa buon sangue, ed è il profumo della vita in un popolo civile». Di questi tempi, a maggior ragione, se ne avverte il bisogno, visto il grigiore che si deposita su tutti noi come una polvere perniciosa che oscura il nostro sguardo. Per questo condivido, avendolo gustato in televisione, il piacere del successo di una trasmissione, così commentata dall'acutissimo Pierluigi Battista su "Huffpost": «Saper far ridere è un'arte raffinata, una tecnica sofisticata, un complesso di regole senza le quali il pur esuberante talento naturale risulta inefficace e depotenziato. Lillo, Caterina Guzzanti, Katia Follesa, Frank Matano, Ciro Priello, Elio, Michela Giraud, Angelo Pintus, Gianluca Fru e Luca Ravenna, i protagonisti di "LOL, Chi ride è fuori", sfoderano durante il programma trasmesso da "Amazon Prime" il meglio del loro arsenale comico con l'intento di far ridere i concorrenti per poi eliminarli».

«Dimostrano che niente è affidato al caso nell'ars comica - continua Battista - e che ad ogni istante della performance si concentrano anni di studio, di ricerca, di auto-perfezionamento, di allenamento: la postura del corpo, lo sguardo, lo spiazzamento, l'osservanza dei tempi, la ricchezza del repertorio di battute, la prontezza, la reazione agli imprevisti, l'empatia, la duttilità nell'adottare velocemente più registri, la mescolanza di alto e basso, il racconto delle barzellette, i sottintesi, i doppi sensi, la sorpresa, la perfidia calcolata e così via». Nulla di meglio, stando sul proprio divano di casa, di gustare qualche risata ritemprante, che somiglia all'energia presa con un caricabatterie e di cui fare tesoro nei momenti difficili che ci sono, purtroppo. Soprattutto se si capisce bene che dietro la tecnica filante della trasmissione si cela la realtà di un racconto ben impostato e gag già preparate. Aggiunge Battista: «Nel suo fondamentale studio sul riso, Henri Bergson sosteneva che ridere è facilissimo - basta lo spettacolo di un capitombolo per strada a farci sbellicare dimostrando la nostra malvagità al cospetto delle disgrazie altrui - ma far ridere è un esercizio difficile e complicato. Noi da casa ridiamo sgangheratamente fino a strozzarci quando vediamo in una puntata di "LOL" i concorrenti che cercano di non ridere spendendosi in sforzi sovrumani. Ma siamo ammirati dalla bravura di chi adopera ogni arma, anche la più ignobile, per farli capitolare. Assistiamo a una lezione di arte comica, entriamo in una scuola: e non c'è niente di più divertente di un attacco di fou rire in orario scolastico». Bello il "fou rire": ne ricordo alcuni nell'epoca in cui leggevo il telegiornale o il notiziario radiofonico e, per smettere, dovevo farmi del male o pensare a chissà quale terribile lutto!