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10 mag 2021

Vaccini: la Germania e altri pensieri

di Luciano Caveri

In Germania, dove i contrari alla vaccinazione contro il "covid-19" sono tanti perché sono molti i "no-vax", è risultato essenziale immaginare dei vantaggi per chi viene vaccinato, come stimolo in favore degli indecisi. In più la Corte di Karlsruhe, la Corte costituzionale tedesca, deve pronunciarsi proprio su alcuni aspetti riguardanti i vantaggi e svantaggi per i vaccinati ed il Governo tedesco pare aver scelto la strada della prevenzione in caso di sentenza sfavorevole. E' dunque interessante quanto sta partendo. In ordine sparso: i vaccinati non dovranno osservare la quarantena rientrando da viaggi all'estero e potranno accedere ai ristoranti (che in Germania al momento sono ancora chiusi). In più, tema caldissimo, non dovranno più rispettare il coprifuoco. Gli immunizzati potranno incontrarsi senza limitazioni ed un nucleo familiare non vaccinato può incontrare senza limiti persone vaccinate oppure già guarite dal virus. Al tempo stesso, cade naturalmente l'obbligo di effettuare tamponi anti-covid.

Ricordo ancora come vadano considerati "vaccinati" coloro a cui siano già stati somministrati ambedue le dosi di siero anti-coronavirus, con la sola eccezione del prodotto di "Johnson & Johnson", che prevede una sola vaccinazione. Questo mentre è considerato guarito da "covid-19" chi abbia superato la malattia da almeno 28 giorni e al massimo da sei mesi. Tra gli obblighi che invece permarranno per vaccinati e guariti, secondo le anticipazioni dei media, c'è quello di continuare ad indossare le mascherine e di mantenere le distanze minime già obbligatorie. Da europeista resto convinto che sin da subito certe misure andassero armonizzate in senso federalista. Da una parte non può esistere che su norme di base ci siano ancora differenze enormi fra i 27 Paesi dell'Unione, dall'altra bisogna rispettare le specificità territoriali e dunque lasciare spazio alle autorità locali. Macroscopico, nel caso delle Alpi, è il fatto clamoroso di differenze enormi su zone, da una parte o dall'altra delle montagne, che sono in realtà uguali ed omogenee. Questo diventa capitale per il turismo montano quest'estate. Già sono indignato - e lo dirò ogni volta - per il diverso trattamento fra mare e montagna. Il mare, le spiagge ed ora le isole con la logica "covid free" con vaccinazioni a tappeto resta privilegiato dal Governo Draghi come dal Governo Conte, dando purtroppo l'idea di una prevalenza "mediterranea", che consente misure agevolative, laddove invece per i poveri montanari, specie alpini, sono state mazzate una dietro l'altra. Per questo, per il turismo montano estivo, non ci debbono più essere lacci e lacciuoli e bisogna dimostrare l'esistenza di equità e equidistanza fra Nord e Sud. Altrimenti per noi autorità politiche potrebbe finire il tempo di sopire («troncare e sopire», diceva il pessimo Don Abbondio) folle inferocite e fare - e mai lo vorrei - i "Masanielli" e guidare improbabili "Révolution des socques", come vennero chiamati i tre moti insurrezionali popolari (les "socques" sono gli zoccoli in legno dei contadini) di stampo reazionario della storia valdostana (1799 la prima e due nell'Ottocento). Aggiungerei sul tema vaccini un ultimo pensiero: la speranza, sempre di respiro europeo, che il pass vaccinale sia davvero di derivazione comunitaria e che si evitino soluzioni nazionali o regionali, che vedrebbero moltiplicare carte, attestati, dichiarazioni in una confusione nociva.