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13 mag 2021

Valdostani nel mondo

di Luciano Caveri

Ho partecipato poche ore fa ad un divertente incontro, ovviamente in video, con giovani artisti valdostani che vivono in diverse parti del mondo. A condurre una serie di incontri in differenti settori professionali sono lo storico Alessandro Celi, impegnato da tempo nel filone dell'emigrazione valdostana e la sua collega Michela Ceccarelli, che ha indagato anche lei la medesima materia. E' un settore vasto e ci sono ancora zone d'ombra da esplorare per capire meglio le molte ramificazioni di questo fenomeno. Mi è capitato più volte in passato dai luoghi più diversi di ricevere mail da chi, vivendo in un altro Continente, aveva scoperto le proprie radici valdostane grazie alle risorse del Web, che oggi rendono più facili le ricerche. Il tema "migrazione" è interessante ed anche mutevole. Dalle nostre montagne, nei secoli passati, ci sono sempre stati flussi migratori, accentuatosi nell'Ottocento e nel Novecento, sia verso Paesi vicini, come Francia e Svizzera, sia verso le ben più distanti Americhe. La grande massa di persone lo fece per bisogno, alla ricerca di nuove occasioni nella propria vita. Alcuni tornarono, altri no. C'è chi fra questi ha mantenuto legami e chi li ha persi e tutto si affievolisce nel passaggio fra generazioni.

Didier Bourg, regista di grande acume, ha raccontato in questi anni sugli schermi di "Rai Vd'A", nello spazio dei programmi che ho diretto, storie personali e familiari intense di chi lasciò la Petite Patrie in questa diaspora che ha creato una sorta di Valle d'Aosta altrove. Naturalmente non ci sono, nella vasta casistica, solo storie di migranti per necessità. Sono sempre esistite persone che lasciavano la Valle d'Aosta per ragioni di studio o di professione di elevato profilo, onorando la nostra terra con i loro successi. Questo filone è quello più contemporaneo, fatto di tanti giovani e meno giovani che, lasciata la Valle, si stanno facendo strada in questa forma di emigrazione per lavorare in settori che stando a casa loro mai avrebbero potuto coltivare nel medesimo modo. Ho sempre pensato che, grazie ai nuovi strumenti di comunicazione, sarebbe davvero utile ed interessante avere una community organizzata, fucina di idee, proposte e contatti di questa "altra Valle d'Aosta" che vive in altri posti. Questo apporto, per lenire il rischio esistente di fuga di cervelli in una Valle dove già il futuro scricchiola con una demografia in picchiata, sarebbe interessante e stimolante in tutti i settori, consentendo una visione diversa dei nostri problemi da una prospettiva diversa da noi che ci viviamo dentro. Devo dire che nella mia esperienza politica a Roma e Bruxelles, con la possibilità di un arricchimento culturale e umano, questo gioco di restituzione di esperienze accumulate altrove l'ho vissuto personalmente e dunque ho testato l'assoluta utilità di confronto contro il rischio di chiusure mentali e di provincialismo. In una serie di trasmissioni radiofoniche prima e televisive dopo, sempre su "Rai Vd'A", raccontammo la grande varietà in tutti i campi di questi valdostani nel mondo. Proprio questa copertura di settori diversi fra loro potrebbe essere elemento di arricchimento per chi, beninteso, avesse voglia, oggi si direbbe "in remoto", di mantenere non solo legami emotivi e sentimentali con la Valle, ma di aiutare in qualche modo il suo sviluppo grazie alle loro conoscenze ed esperienze. Potrebbe essere una chance in più per migliorare.