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27 mag 2022

Patriottismo e nazionalismo

di Luciano Caveri

In un articolo su "La Stampa" di Fabrizio Accattino sul Salone del Libro di Torino si parla di una suora catalana, intitolato "Forte come la morte è questo amore" (Castelvecchi). "Il volume - scrive il giornalista - raccoglie otto lezioni sul "Cantico dei Cantici", un elogio dell'amore carnale tra due amanti che costituisce un unicum nel testo biblico". Tutto un programma… Poi un altro passaggio sull'autrice: "Teresa Forcades è una monaca benedettina del monastero di Monserrat, in provincia di Valencia. Studiosa di fama internazionale, laureata in medicina con un master ad Harvard, lo scorso mese il "New York Times" le ha dedicato un ritratto in cui ha provato a metterne a fuoco l'attivismo politico, il femminismo, l'indipendentismo catalano. Persino il nazionalismo, vocabolo che per la verità oggi non suona benissimo".

"«Anche questa è una sottile forma di discriminazione», s'infervora lei - continua Accattino - «Il patriottismo - che viene dal concetto maschile di "padre" - viene sempre raccontato come qualcosa di nobile, mentre il nazionalismo - che viene dal concetto femminile di "nascita" - sembra invece deprecabile. Anche il nazionalismo può essere buono, se difende la lingua madre e la cultura d'origine senza escludere nessuno, senza fare di chi non è me un nemico. Altrimenti è tribalismo, e quello non mi piace per niente»". Che bella definizione, che trovo così calzante anche rispetto al mio rapporto con l'essere e sentirmi valdostano! Ho già ricordato in passato - e mi piace confrontarlo con questa nella ricostruzione di Suor Teresa - quanto scritto in un passato ormai lontano da mio zio Séverin Caveri, che era un intellettuale in politica: «Ora usciamo dalle biblioteche che sanno di muffa. Usciamo al sole. Posiamo i piedi sulla terra e guardiamo bene a terra, per evitare che, guardando le nebulose, si cada nel pozzo». Dimostrò in molti passaggi come questo appello avesse un senso: essere depositario di un bagaglio di idee e di convinzioni e applicarlo con il pragmatismo necessario negli anni cruciali del dopoguerra per dare basi giuridiche all'Autonomia e migliorare le condizioni di vita dei valdostani, sempre in un quadro di approfondimento culturale e non di politichetta. Lo dimostra quella scelta del Federalismo come chiave di volta su cui costruire l'identità futura e su questo è chiaro: «La conception nazionaliste porte fatalement à l'imperialisme et se compose de deux sentiments parallèles: la surestimation de la patrie et la dépréciation des autres patries. Cette distinction établie, nous affirmons que la divinité de l'Etat-Nation doit descendre dans le limbe des dieux feroce de la tribu». La logica era contrastare l'idea di una Valle d'Aosta che diventasse vittima di un nazionalismo "lillipuziano", al posto di un sano patriottismo e la visione europeista era solida e senza dubbi: «Les intellectuels peuvent donc et doivent être le ciment de l'union des peuples de l'Europe: il doivent nourrir les consciences, il doivent répandre l'idée nouvelle de la Patrie européenne». Dimostrazione che non bisogna solo guardare al proprio orticello, come faceva anche denunciando i rischi di una concezione sbagliata dell'Amministrazione pubblica che non deve «distribuer les places, les rubans, les subsides, les privilèges, les faveurs, c'est à dire les injustices, en un mot, "le pleisi"». Questa concezione di uguaglianza andava, a suo avviso, applicata «à tous ceux qui voudraient s'inscrire à l'Union Valdôtaine en poursuivant des buts personnels, et à tous ceux qui soummettent leur fidélité à la Cause, à des conditions de profit ou de carrière». Mi pare un programma sempre buono se torneremo ad una Union Valdôtaine unitaria e pluralista. Con la consapevolezza che molte cose nel tempo cambiano, ma non esiste una contraddizione a rifarci a certe radici, come ben detto in una sua definizione di George Orwell: «Il patriottismo non ha nulla a vedere con il conservatorismo. E' la devozione a qualcosa che muta, ma che resta misteriosamente sempre lo stesso». Se si guarda alla Storia della Valle d'Aosta dal passato più profondo ad oggi è così.