Costruire o sfasciare?

Bisogna accordarsi sulla questione migranti e sul Patto di stabilità e molti altri dossier, compreso il nostro Traforo del Monte Bianco, e Matteo Salvini invita Marine Le Pen a Pontida e flirta con la destra tedesca nera come il carbone.
Ha ragione oggi sul Corriere, nella rubrica delle lettere, nel così argomentare Aldo Cazzullo: ”Se tu hai bisogno del presidente francese, e poi inviti alla tua manifestazione più importante la rivale del presidente francese, da lui battuta due volte alle due ultime elezioni, è difficile che poi il presidente francese ti dia una mano. Il concetto è talmente intuitivo da far venire il dubbio che Matteo Salvini abbia invitato a Pontida Marine Le Pen proprio per creare qualche problema a Giorgia Meloni. Neppure l’alleanza con l’estrema destra di Alternative für Deutschland rappresenta il modo migliore per cercare l’aiuto di un cancelliere socialdemocratico. Questo proprio perché in politica non esistono buoni e cattivi, ma leader che fanno gli interessi dei propri Paesi. E trovare un accordo con i principali governi europei fa parte dell’interesse nazionale italiano”.
Parole chiare e condivisibili

Il primo giorno di scuola

Che bello vedere di nuovo gli studenti di fronte alle scuole, perché esprime più di molte parole un senso di vitalità che mette allegria.
Purtroppo ogni apertura dell’anno scolastico è tempo in più trascorso rispetto al proprio primo giorno di scuola e questo oggettivamente…invecchia. Che poi bisognerebbe dire “giorni”, visto che ogni scatto a livello superiore, dalle elementari in su, suscita, oggi come allora, nuove emozioni.
I miei figli più grandi ne sono usciti, il più piccolo affronterà fra un anno le Superiori e dunque la mia prima volta e per ovvie ragioni è ormai sepolta nel passato. Eppure un brivido si sente ancora nell’evocare i ricordi di chi mi ha detto, perché io non ne ho memoria diretta, che quel primo giorno a me non mi piacque per niente, anche se feci buon viso a cattivo gioco. Nel senso che solo qualche giorni dopo annunciai che non sarei più andato a scuola, perché non mi piaceva. Ricevetti un fermo no dai miei genitori…

Il gioco di prestigio del Reddito di Cittadinanza

Pare che siano 71 le persone che in Valle d’Aosta hanno saputo, sciaguratamente dall’INPS via SMS della esclusione dal Reddito di Cittadinanza. Dico sciaguratamente non nel merito ma nel metodo. Già da mesi si sapeva di nuovi criteri di esclusione e dunque nessuno può dirsi stupito.
Non è mia materia, ma sono convinto che un mondo del lavoro valdostano in generale bisognoso di trovare dipendenti è in grado di assorbire un numero così esiguo di persone.
Ma di fronte alle grida di queste ore sulla violenza della scelta vale la pena di leggere un pezzo della rubrica quotidiana di Mattia Feltri su La Stampa: “In questi giorni si è rimarcata con qualche comprensibile enfasi l'opposizione della sinistra al reddito di cittadinanza, quando lo approvò nel '19 il governo di Lega e Cinque stelle, raffrontata all'opposizione della sinistra oggi, che il reddito di cittadinanza lo cancella il governo di destra. E in effetti fa un po' ridere perché, come ha scritto Pierluigi Battista, sono tempi in cui si cambia spesso idea, e anzi la si capovolge, senza sentirsi in debito di una spiegazione. È una tendenza vincente, bipartisan, e del resto se ne fa largo uso e nessuno se ne stupisce per davvero. A me però fanno più impressione i toni, di allora e di adesso. Allora, col reddito di cittadinanza, si stava virando in direzione dittatura (reddito di sudditanza, disse Nicola Zingaretti), i conti sarebbero collassati e il mondo sprofondato in un abisso di tenebra. Adesso, senza reddito di cittadinanza, si rapinano i poveri, si tifa per la mafia e in un abisso di tenebra il mondo sprofonderà”.
Viviamo in un mondo privo di memoria e dunque non stupisce che quel che era Male diventi Bene con un gioco di prestigio.

La corsa ad ostacoli del PNRR

Tocca studiare i capovolgimenti ultimi in ordine di tempo del PNRR, che cascano anche sulla testa di Regioni e enti locali della Valle d’Aosta e anche dei privati che in qualche modo ci hanno acceduto.
Come avvenuto sin dall’inizio e con gli ultimi tre Governi di diverso colore, le decisioni sono state prese dal centro senza alcuna condivisione.
Una logica dirigista francamente sbagliata e che ha marcato errori e inefficienze che pesano sulle scelte e rendono scricchiolante il sistema e mettono a rischio molte progettualità.
Poiché me ne occupo ormai da tempo, posso garantire che tutto sarebbe stato diverso se ci fossero state discussioni preliminari e strategie condivise.
Oggi si improvvisa e si rincorrono gli obiettivi da raggiungere in una corsa ad ostacoli in una rete di controlli che non solo crea affanni ma spinge molti a rinunce o a rallentamenti per regole eccessive e cerebrali.
Ma questo è il mare in cui nuotare per non annegare. Con il paradosso che sulla medesima rimodulazione due giornali, La Stampa è il Corriere della Sera, annunciano uno i dubbi dell’Europa e l’altro la viva soddisfazione dell’Europa. Roba da non credere…

Una bella lettera a La Stampa dell’occitano Mariano Allocco

Egregio direttore,
la posizione assunta dal CAI sulla presenza di croci sulla vette delle nostre montagne ha sollevato una questione sia di metodo che di merito, al riguardo ecco una mia breve riflessione:
Il politicamente corretto è la cancel culture si affacciano anche quassù e raggiungono le cime dei monti accompagnati per giunta da strumentali letture di parte.
Dinamiche, queste, di cui il Monte ritengo non senta la mancanza. Stiano in basso, quassù non ne abbiamo bisogno, abbiamo altre questioni da risolvere.
Le Comunità locali sono in grado di decidere in modo autonomo se mettere o togliere simboli, come dovrebbero essere messe in condizione di decidere su quanto serve per vivere il Monte.
Avevo già trovato singolare, ad esempio, che il CAI nel 2017 avesse istituito il “Gruppo Grandi Predatori” https://csc.cai.it/gruppo-grandi-carnivori/ , con l’obiettivo “….di partecipare attivamente ed in modo costruttivo all’instaurarsi di una complessa ma possibile coesistenza tra uomo e i predatori selvatici…”.
Allora mi sfuggiva in base a quale mandato si occupasse di lupi ed orsi, come ora di croci sulle vette.
Singolare, poi, che a livello storico non abbia trovato alcuna presa di posizione o consiglio da parte delle Comunità alpine al riguardo di urbanizzazione, gestione ambientale della pianura, industrializzazione o di arredi urbani. Perchè?
Perchè la Libertà, una delle colonne portanti del vivere il monte, è intesa in modo diverso al Piano e sul Monte e anche in questo frangente, in modo sommesso, rilevo un approccio coloniale nei confronti delle Alpi.
La democrazia dovrebbe valere quassù come in basso.

I rischi della turris eburnea

Il mese di giugno resta il mio preferito. Sarà perché indelebilmente legato alla fine della scuola e dunque a quella sorta di liberazione di cui, da studenti, si è in qualche modo inconsci per quegli spazi di libertà grazie ad estati non ripetibili da adulti per la loro impagabile durata.
Ma, per fortuna, la nostalgia funziona solo se opportunamente alimentata dalla vita corrente. Per cui giugno, per chi fa politica, è un momento salutare per mettere fuori il naso dagli uffici per evitare che si trasformino nella pericolosa “turris eburnea”.
Cesare Marchi così ne evoca origini e significato: “Còllum tùum sìcut tùrris ebùrnea, il tuo collo è come una torre d'avorio, dice alla bella Sulamita il Cantico dei cantici, attribuito a Salomone (VII, 5). S'ispirò a questo versetto Modigliani per i suoi famosi colli? Torre d'avorio è anche un attributo della Madonna nelle litanie lauretane. Nell'uso corrente indica il volontario e talora sdegnoso isolamento in cui si rinchiudono esponenti della scienza, dell'arte, della cultura, evitando i contatti con la realtà esterna, per meglio dedicarsi allo studio e alla creazione”.
In politica “torre d’avorio” ha il pessimo significato di chi si chiude a riccio e perde il contatto con la realtà e, in fondo, con i cittadini.
Quanto di peggio possa capitare.

La terribile inondazione in Emilia-Romagna

L’inondazione in Emilia-Romagna (quest’ultima ancora più colpita dalla calamità) riaccende - pur nella differenza dei territori e della loro grandezza - i ricordi della nostra alluvione del 2000 e delle conseguenza gravi e luttuose.
Facile dunque rendersi conto, in una dimensione ben più vasta, della sofferenza delle popolazioni, delle distruzioni avvenute e dei danni ingenti alle attività economiche.
La pioggia, così attesa per via della lunga siccità, si è trasformata in un evento eccezionale davvero catastrofico con le solite polemiche inutili sul perché e sul per come, che andrebbero rinviate - quando fondate - al post emergenza.
Di sicuro emerge il solito problema nel rapporto fra montagna - gli Appennini largamente abbandonati - e la sottostante pianura. Da molto tempo anche laggiù si sottolineavano i rischi di questo spopolamento dei paesi montani e della conseguente trascuratezza dei territori con pericoli annunciati e purtroppo trascurati.
Non si può che esprimere solidarietà e aiutare nell’emergenza, come avvenuto con la colonna mobile valdostana inviata a Ravenna e, ripetendo modelli di sciagure passate, immaginare che la Valle d’Aosta “adotti” un paese, aiutandolo nella ricostruzione.
Intanto si spera che cessi la pioggia e cessi la drammatica emergenza.

Cooperazione con la montagna ucraina

Aiutare l’Ucraina oggi, anche con le armi e non a parole, e soprattutto pensare alla ricostruzione di un Paese distrutto dalla furia cieca dei russi.
Uso ”russi” e non Putin, perché appare evidente che gran parte dei suoi cittadini seguono la follia del dittatore. La Storia insegna che esiste per un popolo la possibilità di liberarsi di autocratici liberticidi e chi non si adopera per farlo è complice.
Anche la piccola Valle d’Aosta dovrà darsi da fare, come ha già fatto con l’accoglienza dei profughi e con l’invio di materiale umanitario, per la rinascita dell’Ucraina.
Al Console in visita abbiamo proposto di scegliere una Regione di montagna, ad esempio sui Carpazi, dove sviluppare una cooperazione coerente con i nostri savoir faire per aiuti concreti e duraturi nel tempo. Si può immaginare in più interscambi culturali e scolastici e anche una regolazione di flussi per lavori utili da noi, che servano per formazione e apprendimento.
Questo “ponte” può essere una scelta seria e responsabile. Bisogna lavorarci sin da ora, sapendo che un sostegno è anche un spinta per avere infine l’Ucraina nell’Unione europea.

Per gli orsi contro i montanari, il paradosso!

La pazienza ha un limite. Ho seguito con rispetto le "battaglie” degli animalisti sugli orsi trentini, pur non condividendole nei modi e nei contenuti.
Ma ormai non credo che per i montanari che sulle Alpi ci vivono sia accettabile il tono xenofobo e violento che si sta usando contro la possibile decisione di abbattimento di orsi che possano dimostrarsi pericolosi.
L’uso della carta bollata, si manifestazioni fra il folkloristico e il minaccioso, il disprezzo per chi chiede una limitazione ad una diffusione senza limite dei plantigradi, oggi in Trentino e domani su tutte le Alpi, sarebbe una scelta illogica e pericolosa.
Una minoranza chiassosa non può avere il sopravvento ed è bene che certi toni smettano di essere usati, specie quelli più offensivi e minaccioso. Sarebbe ora che il Governo Meloni capisca, a Roma e facendosene portavoce anche a Bruxelles, che il ritorno dei predatori - avvenuto con fondi comunitari, sia orsi che lupi - non può significare un’invasione che violi il diritto di vivere senza paure per chi le Alpi le
abita o le sceglie per le proprie vacanze.
Non si invocano stragi, ma si chiede di avere dei numeri accettabili, che consentano la convivenza fra uomini e animali, smettendola questa ridicola esaltazione degli orsi, scelti come simbolo di ideologie estremistiche che vanno respinte e non assecondate.

L’ignoranza al potere

Dover spiegare che il Fascismo è stata uno schifezza dovrebbe essere il minimo sindacale. Invece, di tanto in tanto, spunta qualcuno di Fratelli d’Italia (che già fa ridere come sigla politica) che con accenni o battutine racconta di questa nostalgia canaglia che certi camerati mantengono viva. Specie ora che hanno scalato le vette del potere e non devo più nascondere da dove vengono.
Il senso delle Istituzioni viene così tradito da antiche militanze in gruppi neofascisti che risalgono in superficie. Gli italiani - pronti a innamorarsi di chiunque in politica - hanno consentito a chi guarda al Ventennio con intento assolutorio di ricoprire ruoli chiave e ne subiranno le conseguenze con gaffes quotidiane che sono campanelli d’allarme che ci ridicolizzano in Europa.
Le conseguenze sono il revisionismo storico e il negazionismo di diverso spessore, che incidono su di un Paese che conosce poco la Storia con la complicità di certa Sinistra estrema che vuole goffamente intestarsi la Resistenza per propri fini, quando invece è un patrimonio comune che ha fondato la Repubblica e scritto la Costituzione.
Ci vorrebbe buonsenso, ma gli amanti degli slogan sono pericolosi e spesso ignoranti e attentano a valori democratici che dovrebbero essere l’assoluta e condivisa normalità.

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