Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
11 apr 2021

I.A. in musica

di Luciano Caveri

Tutto è frutto di "I.A. - Intelligenza Artificiale", che è quel ramo dell'informatica che permette la programmazione e progettazione di sistemi sia hardware che software che consentono di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane. Per capirci: questi marchingegni ci spiano e ci controllano anche sulle diverse applicazioni che adoperiamo sul Web e ci campionano. Finiscono per sapere più cose di cose di quante ne sappiamo noi di noi stessi e persino di quante ne sanno le nostre mogli sui nostri gusti e comportamenti. E' una frontiera su cui possiamo ridere e scherzare, ma che inquieta abbastanza, perché dimostra i buchi enormi delle sopravvalutate norme sulla tutela della privacy che sono complicate ed invadenti, ma in sostanza scarsamente efficaci.

Ma veniamo ad un lato piacevole della questione. Nel mio piccolo cerco di non restare indietro e di adoperare quanto di più utile viene proposto sui nostri apparati digitali. Alcuni restano misteriosi (tipo l'acclamatissimo "Clubhouse"), mentre altri, come "Spotify", che offre musica di tutti i generi, sono entrati in un uso consueto e ci accompagnano nella nostra vita. Ecco: la sua intelligenza artificiale ha scoperto quali siano i generi musicali da me preferiti e propone, scavando nel suo pozzo senza fondo di repertori e con paziente periodicità, delle compilation. Non lo fa perché abbia una particolare affezione, ma perché mi vende come consumatore a chi fa la pubblicità su questo strumento e agogna al fatto che prima o poi mi abboni al servizio, al posto di ricevere quella stessa pubblicità. Ebbene, trovo che questa proposta à la carte sveli purtroppo un mio aspetto nostalgico, che per altro non mi spiace affatto e corrisponde ad una evidente banalità: resto figlio della mia epoca. Così, per quanto mantenga una "curiosità contemporanea", mi piacciono e mi scaldano il cuore cantanti, in genere cantautori, che sono legati a momenti e ricordi cui credo tutti noi ci appigliamo come Linus alla sua copertina. Sono cose nostre, come ricorda in un dialogo Antonio Tabucchi: «Sai, figliolo, continuò, hai voglia di raccontare i tuoi ricordi agli altri, quelli stanno a sentire il tuo racconto e magari capiscono tutto anche nelle minime sfumature, ma quel ricordo resta tuo e solo tuo, non diventa un ricordo altrui perché lo hai raccontato agli altri, i ricordi si raccontano, ma non si trasmettono». Ecco dunque che "Spotify" mi propone certe miscellanee che mettono assieme Francesco Guccini con Cochi e Renato, Francesco De Gregori con Fabrizio De André, Gino Paoli con Enzo Jannacci, Paolo Conte con Giorgio Conte e via di seguito con un fil rouge spesso sconcertante nella sua puntuale narrazione. Sarà pure artificiale questa intelligenza che fa da disc jockey, ma riesce a creare atmosfere, singolari catene di musiche che emozionano e che accendono i ricordi come avviene con le lucine sull'albero di Natale.