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08 giu 2022

Le "mie" chiese

di Luciano Caveri

Sono stato a Parigi e non ho avuto il coraggio di andare a vedere il cantiere di Notre-Dame. Troppi ricordi mi legano alla Cattedrale. Quello più intenso è una celebrazione del Venerdì Santo in una chiesa buia con un atmosfera mistica di rara intensità. Ci pensavo in queste ore e mi sono venute in mente le "mie" chiese. Nella mia infanzia troneggia la Collegiata di Saint-Gilles di Verrès. Non era solo una chiesa ma una comunità per noi bambini, fatta dal passaggio dalla cresima alla comunione, transitando dal catechismo al ruolo di chierichetto, ma anche dai giochi in oratorio con inevitabile campetto di calcio sotto il campanile. I canonici lateranensi che si occupano della Prevostura sono un'eccezione in Valle d'Aosta e sono eredi della prepositura autonoma di Verrès con le sue dipendenze di Fénis e Challand, che si unì nel 1911 alla Provincia italiana, perdendo la propria autonomia e l'importanza millenaria.

La mia chiesa di oggi è quella di Saint-Vincent - anche se non sono un gran parrocchiano - che non solo è antica e suggestiva con un piccolo museo di arte sacra all'ingresso, ma ha anche un museo archeologico annesso grazie ai ritrovamenti che mostrano come un luogo sacro sorga sulle stratificazioni del passato: da abitazioni dell'età del Ferro a quella del Bronzo, poi da una mansio di sosta di epoca romana lungo la strada delle Gallie con tanto di bagno termale, che diventa ancora luogo di sepoltura per i primi cristiani e infine al di sopra sorgerà la chiesa. Ma ci sono altre chiese del cuore. Legata a mio papà e alla sua famiglia che viveva nel Bourg di Aosta in via Sant'Anselmo (ho visitato la cattedrale di Canterbury dove il santo valdostano fu Arcivescovo!) c'è la Chiesa di Sant'Orso, ricca anch'essa di storia visibile nello straordinario chiostro con i suoi capitelli istoriati, così come raccontano storie e simbologie gli stalli attorno all'altare. In quella chiesa su di un banco figura una placchetta con il cognome della mia famiglia. Ci sono poi le chiese legate a mia mamma, che è d'Imperia, anzi di Castelvecchio di Oneglia, dove avevamo i frati cappuccini come vicini di casa con la loro impressionante veste con la croce e a qualche centinaio di metri il santuario di Montegrazie. Ma ricordo il suggestivo duomo di Porto San Maurizio a dominare la cittadina, mentre ai suoi piedi a due passi dal mare la candida chiesetta Ave Maris Stella. In montagna, nelle visite alla zia Eugénie a Pila sopra Aosta, ricordo la campana che ci chiamava a raccolta nella piccola chiesetta di Pesein, affiancata poi da una brutta chiesa moderna. Possiamo dire che le chiese più recenti sono molto spesso degli obbrobri? Lo è ad esempio in un'altra paese della mia giovinezza, Champoluc, dove la chiesa antica è da tempo un cinema e quella moderna sembra un cinema! Certo è che durante viaggi e gite non perdo mai una chiesa, grande o piccola che sia e non solo ovviamente della mia religione. C'è sempre molto da imparare dai luoghi di culto, dimostrazione dalle origini dell'umanità ad oggi, della necessità di trascendenza che ci contraddistingue e della capacità di elaborazione complessa e originale di ciascuna civiltà.