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28 gen 2023

Il Festival di Sanremo e l’Ucraina

di Luciano Caveri

Ci abituiamo sempre di più a discussioni politiche polarizzate sull’Ucraina. Lo vediamo sull’invio delle armi affinché Kiev riesca a bloccare l’invasione russa. Mentre prima c’era chi giocava la carta dell’ambiguità, quando si vota in Parlamento carta canta e si vede chi - con mille distinguo tattici - milita nelle fila filorusse, per quanto assurdo sia. Ora si avvicina un classico di inizio anno: il Festival di Sanremo. La competizione canora non è solo musica ma anche un fenomeno di costume, incredibilmente rimasto in piedi, come se domani trovassimo un mammut in piazza Chanoux. Ora si discute - nella stessa logica, guarda caso, del dibattito sugli aiuti militari - della presenza durante la kermesse sanremese del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e chissà alla fine chi vincerà. Ne scrive con arguzia Alberto Mattioli sul Foglio: “Da sinistra urlano Vauro, Beppe Grillo, Moni Ovadia, Dibba e perfino Luigi de Magistris. Da destra strillano Nicola Porro e Mario Giordano. Gli opposti isterismi, insomma. Manca solo una dichiarazione contro di Giuseppe Conte per avere la matematica certezza che è giusto essere pro: pro l’ospitata di Volodymyr Zelensky a Sanremo”. Anche Matteo Salvini si è espresso contro e il giornalista - evocate le simpatie putiniane del Ministro in passato - ricorda la frase del suo commento:” “Speriamo che Sanremo rimanga il Festival della canzone italiana”, ha detto il Matteo, ignorando che la canzonetta, autarchica o meno, non è più il core business del Festival, da anni un contenitore dove c’è di tutto e di più, secondo il vecchio slogan di mamma Rai. Per dire: nelle ultime tre edizioni, gestione Amadeus, all’ariston si è parlato di femminicidi, razzismo, intolleranza, parità di genere e di ogni possibile argomento d’attualità, con prevalenza di quelli più politicamente corretti”. Per cui una presenza la Sanremo del leader ucraino non sarebbe così irrituale con buona pace della nuova coppia del fronte del no, Calenda e Renzi, che stupiscono con questa loro uscita. Mattioli aggiunge: ”Avere Zelensky a Sanremo fa bene innanzitutto a Sanremo, visto che le sue precedenti ospitate spettacolari, in tutti i sensi, si erano verificate ai Golden Globe, a Cannes e a Venezia, eventi decisamente più global e glam, e insomma certifica che il festivalone è meno irrilevante di quanto siamo abituati a pensare. Semmai c’è da rimpiangere che Sanremo in Russia non lo guardino più, a differenza dei bei tempi di Al Bano e di Toto Cutugno e dei Ricchi e Poveri, ultimi eroi di una passione russa per la musica italiana che risale addirittura a Cimarosa (musica magari un po’ migliore, volendo); però in ogni caso provvederebbe la censura del grande uomo di Stato e di governo a impedire ai sudditi di ascoltare il Nemico. Ma poi Zelensky che si materializza su Rai 1 fa bene anche a chi la guarda”. Concordo: in un mondo smemorato ogni occasione è buona per evitare che si cerchi di far passare l’Ucraina dalla parte del torto, dimenticando chi li ha invaso e sperava nel blitz in realtà fallito. Conclude il giornalista: “Nell’ottundimento collettivo di cinque interminabili serate di fiori e ritornelli e begli applausi, in questa bolla d’incoscienza che fluttua nel cielo sempre più blu dell’ottimismo coatto, nel migliore dei mondi possibili come sono tutti quelli che sospendono la realtà, ricorda a tutti che, mentre ci balocchiamo con sorrisi e canzoni, nel nostro continente c’è un dittatore criminale che sta cercando di asservire un popolo libero, che per restarlo combatte con un eroismo che suscita l’ammirazione di tutte le persone perbene. Il precedente di un attore che ha vinto la terza guerra mondiale senza nemmeno doverla combattere dimostra che non bisogna prendere sottogamba la gente di spettacolo che fa politica. Si chiamava Ronald Reagan. Peccato solo che Zelensky, stando a quel che annuncia la Rai, non parlerà dal vivo ma registrato e soltanto per due minuti, nella serata terminale dell’11 febbraio, tra la fine della gara e l’annuncio di chi l’ha vinta. “Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze”, ironizza Salvini. Beh, non canta male, anche se è meglio come ballerino, basta fare un salto su Youtube. Ma l’importante, per la sua performance sanremese, è che le canti chiarissime”.