Benedetto XVI, in un'udienza generale di qualche settimana fa, ha ricordato la grandezza di Sant'Anselmo d'Aosta, straordinaria personalità, cui è stata dedicata una serie fitta di manifestazioni - in Valle come altrove - in occasione dei 900 anni dalla morte. Ha detto il Papa: «Monaco di intensa vita spirituale, eccellente educatore di giovani, teologo con una straordinaria capacità speculativa, saggio uomo di governo ed intransigente difensore della "libertas Ecclesiæ", Anselmo è una delle personalità eminenti del Medioevo, che seppe armonizzare tutte queste qualità grazie a una profonda esperienza mistica, che sempre ebbe a guidarne il pensiero e l’azione». Vorrei ricordare due cose: la prima è che la nostra Regione ha contribuito, ora come in passato, alla pubblicazione delle sterminate scritture del Santo, che resta il valdostano che ha avuto più successo in tutti i tempi; Papa Ratzinger, teologo di grande spessore, non è un esperto di Sant'Anselmo e, non a caso, fra i libri lasciati nello chalet di Les Combes d'Introd, per i suoi soggiorni estivi in Valle, ce n'erano alcuni dedicati al "Doctor Magnificus", che da buon montanaro usava la salita alla cima della montagna come esempio di avvicinamento alla fede.