Il Presidente della Camera annunciò: «La parola all'Onorevole Scarafoni». Nella parte sinistra dell'emicliclo si alzò in piedi una signora di mezza età dagli squillanti capelli rossi: «Presidente, colleghi, ormai, dopo tante e lunghe discussioni in Commissione, la legge sul riordino delle festività va finalmente approvata. Il nostro Gruppo prende atto, con soddisfazione, che nel testo in esame è risultata finalmente soppressa la tradizionale festività della Befana e che la destra ha rinunciato all'idea, da noi avversata, di sostituirla con la figura della Velina. Il compromesso raggiunto, cioè sostituire la Befana con la festa del Genere, una rappresentazione astratta in cui ognuno, a seconda di gusti e tendenze, possa riconoscersi lo troviamo giusto e democratico». Il discorso proseguì a lungo, in un'aula vuota e sonnolenta, con un andirivieni dei pochi deputati verso l'antistante buvette fra un caffè e un arancino. La Presidenza era stata assunta da uno dei Vice presidenti, noto menagramo, che giocava con questa nomea, per questo soppesò l'annuncio: «Ha chiesto di parlare l'Onorevole Trombetti. Ne ha facoltà». Piccolo ed emaciato, dai banchi del centro, il deputato iniziò infervorato: «Colleghi carissimi, in dissenso dal mio Gruppo, son qui a ribadire che chi, come me, si sente espressione degli Appennini, non può accettare la scelta infausta di far scomparire la figura fulgida della Befana della nostra infanzia». D'improvviso, sotto lo sguardo attonito dei pochi presenti, cominciò a scandire: «La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte....». Il Presidente scampanellò e disse, interrompendolo: «Onorevole, venga al punto!».
(1 - continua)