Nelle mie esperienze non c'è - e non so se ci sarà mai - il livello amministrativo comunale. Ma nell'attività politica ho conosciuto centinaia di sindaci e migliaia di consiglieri comunali. Come deputato ho "portato a casa" la madre di tutte le riforme: l'ottenimento nel lontano 1993 della modifica dello Statuto speciale, laddove all'articolo 2 lettera b - fra le competenze primarie della nostra Regione autonoma - figura l'"ordinamento degli Enti locali".
Queste erano le indispensabili fondamenta per tagliare il cordone ombelicale con Roma e con la legislazione italiana, sostituendola con un ricco corpus di leggi regionali che definissero un modello originale e in buona misura - pensiamo all'ordinamento finanziario - dall'impronta federalista. Questa attenzione agli aspetti giuridici è preliminare: è inutile fare la retorica sui Comuni ed sulla loro indispensabile ricchezza umana a presidio della montagna se poi non si è conseguenti, considerando il livello di democrazia locale come fondativo della stessa autonomia della Valle. Ma le istituzioni si muovono grazie all'azione delle persone e di quell'esercito pacifico che ha deciso di occuparsi della cosa pubblica a servizio del proprio paese. Ora che si avvicinano le elezioni comunali sono lieto di vedere come siano tanti a proporsi in vista della competizione, ciascuno con le sue motivazioni e le sue speranze. Ho testimonianza diretta di tanti galantuomini (e donne intelligenti e capaci) che hanno dato al loro Comune molto di più di quanto hanno ricevuto, ma loro hanno fatto - e nessuno osi dire che è un approccio obsoleto - per il bene pubblico o, meglio ancora, per un antico e sempre in trasformazione senso della comunità. Quella più piccola, quella fondativa, espressione della democrazia di prossimità che è per noi il primo, indispensabile scalino nel cammino della sussidiarietà.