Il giorno in cui si scriverà una storia dell'industria valdostana nel dopoguerra - i nostri storici stentano ad occuparsi della storia contemporanea più recente - un capitolo sarà dedicato alla storia personale di Piero Enrietti (giustamente miglior imprenditore valdostano nel sondaggio di ImpresaVdA nel 2008) e a quella della sua azienda. Amico di famiglia, facente parte di un gruppo di persone (una "compagnia" di amici) che si frequentavano con allegria e che purtroppo il tempo sta inesorabilmente sfaldando, Enrietti era un imprenditore tenace. Sguardo sornione, tratto decisionista, ma con il cuore d'oro che ha sempre cementato il suo rapporto con i dipendenti quando questi mostravano attaccamento aziendale, Enrietti si è affermato nel mondo con quella caratteristica di inventiva che si accompagnava alla sua grinta d'industriale, che mi pare voglia dire guardare avanti e mai fermarsi. Quando ero Presidente, ho trattato la chiusura della celebre vendita, che tanto lo aveva assillato, dei terreni vicini alla "Thermoplay" nell'area industriale di Pont-Saint-Martin, indispensabili per la futura e necessaria espansione dell'azienda, che combatte sul mercato internazionale attraverso sofisticati sistemi di stampaggio plastico a caldo. Con grande semplicità spiegava, assistito dai figli che garantiranno la continuità, che cosa vuol dire per un'azienda valdostana affrontare il mare procelloso della concorrenza internazionale non tradendo le proprie radici locali. Un ultimo saluto ad un industriale di razza.