Quella di Nicolas Sarkozy nel primo turno delle elezioni regionali era una sconfitta annunciata. Mi è capitato di parlare spesso in questi mesi con politici francesi dei due schieramenti e avevano azzeccato sia la vittoria della "Gauche" sia l'impressionante crescita dell'astensionismo, che pare essere atteso a livelli record anche per le regionali italiane ormai a breve. Non a caso alcuni editorialisti hanno cominciato a mettere le mani avanti sul peso che potrà avere la scelta di disertare le urne. Sulla sconfitta della "Droite" francese che cosa dire: rischio di ripetere malamente quel che in tanti, anche sui giornali di oggi, affermano. Personalmente credo che, sulla lunga distanza, il populismo e il cesarismo di Sarkò non possa premiare. Oggi l'idea dell'"uomo solo al comando", che tutto decide e tutto impone, non funziona più in società complesse e prima o poi i nodi vengono al pettine. Sull'astensionismo, pur conscio che - come abbiamo detto più volte - antiche democrazie convivono con il fenomeno (come gli Stati Uniti o la Svizzera), a me pare un campanello di allarme, già suonato anche in Valle d'Aosta. Si può far finta di non sentirlo o plaudire alla libertà di scelta fra impegno e disinteresse. Ma la democrazia è un giocattolo delicato e una volta rotto non si sa bene quali fantasmi si materializzino.