Ho letto e comparato le misure assunte dai diversi Stati europei di fronte alla crisi: è la conferma che stiamo vivendo un brutto quarto d'ora e che gli anni a venire saranno in salita come una tappa dolomitica del "Giro d'Italia". Ho una buona esperienza nella lettura della Finanziaria dello Stato e quella regionale l'ho seguita passo a passo negli anni della Presidenza. I nostri dati non sono mai stati "taroccati" e ci tengo a dirlo e dunque riflettono esattamente la situazione, mentre ora emerge con chiarezza che i conti dello Stato non tornano in Italia e dunque lì i trucchi ci sono stati. Ho vissuto in Parlamento la crisi economico-finanziaria all'inizio degli anni Novanta, che cementò un'amicizia con Giuliano Amato che allora era premier (prima era stato dal 1987 al 1989 Ministro del Tesoro) e mi permise di conoscere bene il suo successore Carlo Azeglio Ciampi con cui - in anni di Finanziarie dure - trattammo il fondo compensativo per il nostro bilancio regionale in seguito al venir meno dell'Iva da importazione dei Tir con l'abbattimento delle frontiere doganali. Soldi che, già con il federalismo fiscale, parevano essere nel mirino dell'attuale Governo. Negli anni successivi ho continuato a seguire la ciclica necessità di austerità e di tagli - penso ad esempio all'adesione all'euro e ai sacrifici subiti - ma quando è cominciata questa crisi la storia che ci è stata raccontata oggi risulta non vera. Sembrava che fosse una vicenda americana di mutui casa e speculazioni borsistiche e finanziarie e quando, come tuoni all'orizzonte, si è cominciato a parlare di finanza pubblica e dei suoi guai la linea governativa è stata dettata da Silvio Berlusconi: i conti sono in regola, tutto va bene, crepino i pessimisti. Oggi, invece, la manovra finanziaria mostra il contrario e anche la Valle ne patirà e il discorso berlusconiano «abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità» non è consolatorio, perché la verità andava detta per tempo.