La riconoscibilità di una forza politica sta nella sua originalità. Un partito esiste se il suo spazio non è già occupato da altri o rischia di esserlo. Non è un fatto astrattamente ideologico, ma assai concreto e riguarda la spina dorsale di un competitor in politica: la forza del messaggio e la sua eco presso i cittadini. Questo è quello che mi sento di dire, pensando ai sessantacinque anni dell'Union Valdôtaine di recente scoccati. Scorrete i nomi dei fondatori e vedrete che alcuni sono morti unionisti, altri no perché hanno scelto di passare, subito dopo la fondazione o più tardi, ad altri partiti, comprese formazioni assai distanti fra loro come DC (Democrazia cristiana) e PCI (Partito comunista). In epoca di "guerra fredda" e di rapida espansione della partitocrazia italiana restare coerenti non è stato per nulla banale. Così chi è rimasto sulle sue posizioni ha salvato l'Union, scegliendo nei decenni alleanze utili per governare o per marcare il proprio ruolo, che può restare centrale in Valle a condizione di essere sempre attuale, di apparire attrattiva per le generazioni che si susseguono nel tempo e di far corrispondere idee e realtà. Non sempre è facile e solo la certezza che la coerenza paga fa desistere dalla voglia, talora ben presente, di sbattere la porta, ma sarebbero un favore e un errore. La dignità, la certezza del proprio ruolo, la specificità di una posizione "giustificano" la presenza di un partito valdostano storico, altrimenti destinato a svaporare se i tratti peculiari si appannassero e se venisse meno la cosa più preziosa: la sicurezza nelle proprie capacità. Caratteristica che non consente di delegare ad altri la salvaguardia dei propri diritti, pena la svendita di un patrimonio antico, distillato nell'atto di fondazione del 1945.