L'"amor patrio" è una strana bestiolina. Assomiglia ad una fisarmonica e dunque si allarga e si restringe. Nella sua espansione massima siamo di fronte al nazionalismo nella sua espressione più oscura e retriva (proprio l'"amor patrio" di Johann Fichte fu strumentalizzato dal nazismo). Nella sua espansione minima è un mondo pieno di affetti e di calore per il proprio paesello. Sembra, per aggiungere un’altra immagine, il volto di una persona, che da truce e minaccioso può diventare disteso e sorridente. L'"amor patrio" non lo si impone con la Storia o per legge: lo si ha dentro (ed è quel che io penso di provare per la Valle d’Aosta) o lo acquisisce (mi sento ormai europeo). A me l’Italia piace molto: direi che ho visitato tutte le Regioni e tanti paesi e città. Ma mentre il tratto distintivo dell’Europa - e cioè un pluralismo di culture che hanno tratti comuni o complementari - mi aiuta a essere compartecipe di un progetto, trovo maggiori difficoltà, pur dando atto della medesima ricchezza della diversità, a trovarmi ingabbiato da luoghi comuni e retoriche nazionalistiche per l'Italia che corrispondono al nulla. L'esempio più concreto oggi sta proprio nel programma, poverissimo e privo di affetto, che riguarda l’ormai imminente anniversario del secolo e mezzo di unità italiana, che mostra come, scevra da ogni orpello, la ricorrenza sia accolta con freddezza in un momento storico particolare in cui le forze disgregatrici, al Nord e al Sud, stanno crescendo. Pur avendo - ci mancherebbe altro - un rispetto costituzionale per la Repubblica, penso che l'"amor patrio" sia altra cosa, perché inerisce la sfera emotiva e sentimentale. E, come si dice, "al cuor non si comanda". Per altro mi colpiscono gli editoriali di Piero Ostellino sul "Corriere della Sera", sapendo quanto questo opinionista sia sempre stato, nella sostanza, favorevole al Governo Berlusconi. Scriveva giorni fa evocando il "Titanic": "le orchestre di bordo suonano tutte, incessantemente, le stesse canzoni: "Escort", "Noemi", "Ruby". Fra i passeggeri, c'è chi balla senza sosta, assordato dalla musica; ma il numero di quelli che restano seduti, e non desiderano altro che il viaggio finisca, aumenta. Il comandante gira fra i tavoli, corteggiando le signore; gli altri ufficiali canticchiano le parole delle canzoni, non curandosi della rotta. La nave procede sempre più lenta. Inesorabilmente, si avvicina all'iceberg. Fra poco ci sarà l'urto e la nave affonderà".