Parole come pietre tombali: chi segue questo mio sito sa quante volte abbia scritto certe considerazioni in questi anni a difesa di quel federalismo cui si sono abbeverate generazioni di autonomisti valdostani. «Quello di cui si sta parlando non è federalismo, dire "federalismo municipale" è una bestemmia». Lo ha detto il Presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, parlando - con la sua solida e profonda competenza di costituzionalista - del federalismo municipale e altre simili amenità, così come si profilano in Italia, svilendo il "vero" federalismo. «Si chiama autonomia finanziaria», ha proseguito De Siervo. «È improprio usare il termine federalismo per ciò che sta accadendo in Italia perché lo Stato federale è una cosa più grande, più seria, e più complicata dell'autonomismo degli Enti locali». Chi è federalista legge e sottoscrive. Ha aggiunto, a maggior ragione, il Presidente della Consulta: «Quello che si può dire tranquillamente ma non riguarda il conflitto è che quello di cui si sta parlando non è federalismo, dire "federalismo municipale" è una bestemmia, è come dire che un pesce è un cavallo, sono due cose che non c'entrano insieme. Si chiama autonomia finanziaria, anche la lingua ha il suo valore. Il federalismo è un processo di unificazione progressiva di Stati che erano sovrani verso un unico Stato gestore. Che c'entra questo con l'autonomia finanziaria dei Comuni, decisa dal Parlamento nazionale? Quello che un pochino turba è che ogni abuso linguistico è indice di una scorretta rappresentazione della realtà». Forse si può solo aggiungere che esiste un federalismo possibile per "disaggregazione" dello Stato nazionale, ma non è l'attuale pseudo-federalismo all'italiana, sbugiardato da un giurista di indubbio valore con un eminente ruolo istituzionale.