San Valentino, come tutti i Santi, vive di leggende. Vescovo di Terni nel 197 d.C., ha due versioni, altrettanto cruente, per la sua fine: lapidato o lapidato e poi decapitato. Questa storia terribile del martirologio, cioè la casistica vasta e sanguinosa delle fini cruente e delle torture efferate sui martiri cristiani, mi ha sempre impressionato sin dai tempi del catechismo. Fatto sta, come accennavo lo scorso anno perché la ripetitivà degli eventi fa parte della nostra vita, Valentino è stato arruolato dalla Chiesa per rappresentare gli innamorati per sradicare la licenziosa festività dei "Lupercali" (dei che proteggevano dai lupi) e che dava vita a celebrazioni "a luci rosse". Valentino, invece, serviva per rimettere tutto in carreggiata: in effetti oggi il tasso erotico è azzerato (tranne che ad Arcore, dove un anno fa la celebre Ruby - che ora non dirà più di essere la nipotina di Hosni Mubarak... - scoprì il "bunga bunga" proprio il giorno di San Valentino: per questo propongo la vignetta francese qui sopra, piuttosto esplicita...). Con franchezza "il giorno degli innamorati" si è trasformato nella solita fregatura consumistica. Per evitare musi è meglio attrezzarsi con regalino e cena romantica. Non sarà sempre e per tutti l'amore la molla della partecipazione a San Valentino, ma almeno fa girare l'economia.