La nostalgia - sarà la pioggerellina di oggi - è una brutta bestia. Per cui stamattina mi lambiccavo attorno al "Festival di Sanremo" e alla manifestazione gemella, il "Disco per l'estate", nata nel 1964 e spentasi a Saint-Vincent, dopo una ventina d'anni d'onorato servizio a beneficio del binomio canzoni-promozione della Casa da gioco. Ogni tentativo di fare rivivere la manifestazione valdostana, in un intrico di diritti sul titolo, è fallita e, per altro, la scomparsa del "Festivalbar" dimostra i costi colossali di queste kermesse canore. Sanremo sopravvive fa momenti buoni e momenti grami, ma probabilmente se si guardassero i conti temo che ci sarebbero sorprese in negativo proprio fra costi e benefici, pensando tra l'altro a come il mercato della musica (un tempo si sarebbe detto discografico) sia cambiato e come sia cambiata anche la televisione. Certo è che la vittoria di Roberto Vecchioni (confesso: d'intesa con i miei figli, con cui ci siamo divertiti a guardare il "Festival" fra errori, orrori e varie amenità, abbiamo mandato per la sua canzone due sms) mostra come i telespettatori siano come la popolazione italiana, vale a dire in progressivo invecchiamento e la televisione generalista combatte per tenersi stretti i "seniores". Questo ha premiato il vecchio cantautore "intellettuale" milanese e la sua rassicurante canzone "déjà vu".