Muore prima di ripartire il programma nucleare italiano e credo che in pochi rimpiangeranno un pasticcio fatto di dichiarazioni roboanti e pochi esiti a dispetto dello slogan sulla "politica del fare". Malgrado una grancassa mediatica la questione già languiva di suo, ma ora le drammatiche vicende in Giappone in quattro centrali, pur con diversa gravità, seppelliscono i progetti per la paura che emerge dai fatti. Vorrei davvero sapere, pur immaginando i colossali interessi in gioco (spesso le scelte politiche sono imbevute di logiche affaristiche...), chi potrà sfidare l'"idem sentire" popolare che è di fatto negativo. Così se il referendum di giugno su questa materia raggiungerà il quorum dei votanti questo sarà l'esito scontato. So bene e l'ho sempre detto che per i valdostani oggi, come già con i tre referendum sul nucleare del novembre 1987 che vennero dopo la tragedia di Chernobyl, poco cambierebbe in termini di sicurezza, avendo già alcune centrali nucleari a poca distanza in Francia e in Svizzera. Consiglio, comunque la si pensi, la lettura dell'editoriale di oggi sul "Corriere della Sera" di Sergio Rizzo da cui si desume quanto segue: l'assenza di una reale politica energetica in Italia e questo è l'aspetto più sconcertante.