Per parecchie settimane è andata avanti su "La Stampa", nello spazio delle lettere, una polemica davvero inutile sulla fondatezza dell'esistenza o meno della comunità walser come minoranza linguistica. Sono stato tirato in ballo come presentatore e autore materiale, quando ero deputato, di quella norma che ormai figura dal 1993 nel nostro Statuto speciale e che dice all'articolo 40bis: "Le popolazioni di lingua tedesca dei Comuni della Valle del Lys individuati con legge regionale hanno diritto alla salvaguardia delle proprie caratteristiche e tradizioni linguistiche e culturali. Alle popolazioni di cui al primo comma è garantito l'insegnamento della lingua tedesca nelle scuole attraverso gli opportuni adattamenti alle necessità locali". Ritengo che sia un bel testo, assai equilibrato, che colma l'assenza nella nostra Costituzione regionale di un riferimento doveroso alla minoranza germanofona, la cui particolarità è evidente e non ha bisogno di essere dimostrata. Per me è stato anche un modo per omaggiare la mia bisnonna, che era una walser. Successivamente, occupandomi della legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche (la 482 del 1999) ho "completato" la tutela anche alle vallate piemontesi, dove vive parte della comunità walser, visto che all'articolo 2 si legge: "In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo". Fra le popolazioni germaniche ci sono, come da successiva applicazione, anche i walser con le loro parlate particolari che nella norma statutaria, per una scelta precisa come risulta dagli atti parlamentari di allora, sono state "agganciate" all'apprendimento anche della lingua tedesca.