Credo di aver provato poche volte la soddisfazione che ho avuto, quando vidi pubblicata la legge numero 91 del 1° aprile 1999, il cui titolo recita "Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti". Si trattava del coronamento di anni di lavoro parlamentare, per fortuna testimoniato dai resoconti della Camera dei Deputati, nato in seguito ad un rapporto fruttuoso con l'Associazione Italiana Donatori di Organi - Aido e con tanti medici che si occupavano del settore. Studiare l'evoluzione della storia delle donazioni e i progressi della scienza medica nel settore è un argomento appassionante, così come per anni mi ha fatto piacere trovare persone trapiantate - che sapevano del mio ruolo "motore" per una legge che semplifica la donazione - che mi ringraziavano. Per contro, lato avversari della legge, ancora di recente ho ricevuto una posta elettronica della "Lega contro la predazione degli organi" - cui avevo chiesto di essere cancellato dalla loro mailing list - in cui sostanzialmente mi auguravano di... morire presto. L'ho considerata, dopo gli opportuni gesti scaramantici, come una medaglia al valore. Ci pensavo ieri sera, incontrando in un dibattito l'amico e collega Ezio Bérard. Spero di non tradire la sua amicizia a dire che Ezio ha avuto un trapianto di rene e vederlo in grandissima forma mi ha riempito di gioia se penso, mesi fa, quando lo avevo incontrato - affaticato e preoccupato - e mi aveva raccontato della sua vita, legata ad un uso domestico della macchina per la dialisi. Intendiamoci: per fortuna esiste questa terapia che salva la vita, ma anche Ezio aspettava - in lista d'attesa - la chiamata fatidica che annuncia un organo compatibile che ti apre una diversa prospettiva di vita. E questo, per fortuna, è avvenuto. Qualche giorno fa, ho vissuto la stessa emozione - in un maneggio a due passi da casa mia - quando Carlo Bertuzzo, nella sua veste di accompagnatore equestre, ha fatto fare un giro su di un cavallo al piccolo Alexis e mi ha raccontato di aver vissuto il "miracolo della donazione" con un trapianto del fegato che lo ha... «rimesso in sella», immagine plastica di una vita che riparte. Mi ha poi inviato una mail in cui esprime, a favore della donazione e dell'Aido, questi pensieri, scritti dopo il trapianto qualche tempo fa: «ritrovandomi ora dopo solo qualche mese a ricondurre una vita praticamente normale e la possibilità di lavorare di nuovo, in un contesto che era diventato proibitivo prima dell'operazione, dedico con grande piacere e gratitudine questa testimonianza a tutti i Medici, Infermiere, Assistenti e chiunque collabori e permetta la buona riuscita di questo particolare intervento. L'asserzione è indirizzata a tutti i pazienti e loro cari nel farsi coraggio in questa parentesi di vita, in un momento difficile che, anche se parlando di aspettative di vita, va vissuto con profonda forza d'animo, cercando di vivere il presente serenamente con rispetto, collaborazione e fiducia nel personale medico che con grande dedizione e professionalità svolge il suo lavoro. I lunghi e indescrivibili periodi di sofferenza prima e dopo il trapianto, sono solo più un ricordo di un passato doloroso, ma di intensi e profondi momenti di meditazione e riflessione sulla vita in tutte le sue sfumature, sull'amore, sugli affetti e soprattutto sull'importanza di esistere per sé stessi e per gli altri». Belle parole che riempiono di contenuto anche il lavoro, apparentemente arido, di chi si è occupato della legge sulla donazione.