Alexis, anni due tra pochi giorni, va al nido con grande divertimento. Lui non lo sa che il suo percorso scolastico è per un certo tratto come quello scivolo che gli piace tanto affrontare: asilo, elementari, medie e poi il primo bivio, quello delle superiori. I suoi fratelli ci sono già passati: Laurent, diciassette anni fra qualche settimana, è in II Liceo classico e sua sorella Eugénie, quindici anni compiuti, frequenta la V Ginnasio nella stessa scuola, nella sezione detta "bilingue". Loro nel primo bivio ci sono passati con qualche apprensione sulla scelta: il famoso "orientamento", nel loro caso, ha dimostrato di essere qualche cosa di estremamente opinabile e piuttosto "en gros", per cui, alla fine, hanno scelto senza seguire le indicazioni date in terza media. Non nascondo che il discorso stupidino ed egoistico del sottoscritto che in famiglia «tutti han fatto il Classico» possa aver pesato, ma ora mi paiono convinti e non direi "obtorto collo" (eccolo il latinorum...). Ora si avvicina per i primi due il secondo bivio: quello di che cosa fare dopo e mi pare che sulla scelta dell'Università non ci siano dubbi, ma sul da farsi siamo "nebbia in Val padana". Io all'età della ragazzina avevo già idea di fare il giornalista e dunque al bivio grossomodo sapevo da che parte andare, anche se ovvio che nelle proprie decisioni pesano tanti fattori e non solo la propria autodeterminazione. L'angoscia di padre deriva dall'esperienza, che fa parte del bagaglio di chi ha fatto a lungo il politico e al quale si sono rivolti nel tempo centinaia di giovani per avere consigli. Il dilemma, visibile poi nel caso concreto, è quello di cosa scegliere all'Università oppure, a cose fatte, verificare la spendibilità del proprio titolo di studio (questo vale anche per le sole scuole superiori) nel mondo del lavoro. La casistica a questo proposito è interessante: si va dalla scelta casuale della serie «ho fatto quel che facevano alcuni miei amici» a quella piena di motivazioni «sono andato dove mi portava il cuore» con un'incidenza bassa dei consigli del solito orientamento scolastico e direi con l'inesistenza totale di dati - che quando ero in Regione avrei voluto mettere a sistema - che, giunti al bivio, prospettino con esattezza una fotografia aggiornata fra domanda e offerta del lavoro e prospettive reali, ad esempio di certe "Facoltà" alla moda per brevi periodi per una logica di passaparola. Insomma: nulla di semplice in questo periodo in cui si aggiunge l'incertezza crescente nel trovare un lavoro, sapendo che alcune certezze del passato sono venute meno e dunque la scelta del percorso scolastico dovrebbe essere ancora più mirata per evitare di trovarsi a piedi o essere costretti a decisioni dissonanti rispetto al proprio curriculum scolastico e alle aspirazioni che spesso sottendevano a quella scelta. Per il cuore di padre, nella quotidianità irta di problemi e angosce, questo del futuro dei figli svetta come il Cervino.