La mia tesi è nota: non bisogna vivere di nostalgie. I ricordi vanno bene, la storia meglio ancora, ma quando si vive bisogna sempre guardare avanti. Non si può guidare un’auto con gli occhi sullo specchietto retrovisore. Ci pensavo leggendo la voce "Valle d’Aosta" pubblicata sull’Enciclopedia Italiana della "Treccani" nel 1961, di cui fu autore il geografo Manfredo Vanni, che in poche righe riuscì, a mio avviso, a "fotografare" molti aspetti della nostra Regione e la lettura risulta interessante, oltre mezzo secolo dopo, proprio per misurare i molti cambiamenti intervenuti.
Così dice il testo: "Situata alla convergenza di due grandi strade transalpine, quella del Gran S. Bernardo e quella del Piccolo S. Bernardo, la valle della Dora Baltea fu sempre percorsa, sin da tempi remoti, da viandanti, da mercanti, da soldatesche. Oggi i due grandi trafori stradali del Monte Bianco e del Gran S. Bernardo, ancora (1962) in costruzione, intensificheranno molto i traffici. Attraverso il traforo del Gran S. Bernardo passerà anche un oleodotto, che, da Savona, porterà il petrolio, per Ivrea ed Aosta, alla nuova grande raffineria di Aigle, nella valle del Rodano. Nel decennio 1948-1958 hanno assunto sempre maggiore sviluppo tutte le attività economiche della Valle, specialmente il fondovalle principale ha visto intensificarsi il ritmo di lavoro e di produzione. Ad Aosta i grandi altiforni della S.A. Cogne, che occupa più di 6.000 lavoratori, sono in sempre maggiore attività; a Verrès si sono ingrandite le industrie dello stampaggio dell'alluminio e delle sue leghe, oltre a una sempre più forte produzione di fertilizzanti azotati e di filati di cotone; a St.-Marcel è in notevole attività la produzione della ghisa, a Pont-St.-Martin si fabbricano lamiere ed a Châtillon lavora lo stabilimento per il raion. Un più notevole sviluppo hanno preso le varie cave di serpentino. Nuove grandi centrali idroelettriche e vasti bacini di sbarramento si sono costruiti in questi ultimi anni; ricordiamo il grande bacino di Beauregard in Valgrisanche, e quello della Valpelline. In tutto si contano attualmente, fra grandi e piccole, 630 centrali idroelettriche con una potenza di 1.600.000 kWh. Va poi ricordato il grande sforzo compiuto dai Valdostani per attrezzare adeguatamente l'industria turistica; si sono costruiti nuovi grandi alberghi, numerose seggiovie e funivie, fra le quali: la teleferica alla Cresta di Furggen, che completa quelle al Plateau Rosa; e la teleferica del Monte Bianco. Allo sviluppo commerciale e turistico contribuiscono tutte le nuove strade costruite sia nella valle sia per accesso alla valle; fra queste l'autostrada Torino - Pont-St.-Martin, località dalla quale partirà la nuova strada del fondovalle allargata e adattata al nuovo traffico automobilistico. Inoltre una nuova strada da Aosta raggiungerà l'imbocco del traforo del Gran S. Bernardo. Notevole importanza per la valle avrà anche il traforo sotto il Monte Bianco che permetterà una rapida comunicazione automobilistica tra Italia (Courmayeur) e Francia (Chamonix). Più complessi si sono in questi anni presentati i problemi riguardanti l'agricoltura e l'allevamento del bestiame, fonte, specie questo ultimo, di rinomati prodotti largamente esportati (formaggi). L'agricoltura, che si adatta meglio al fondovalle, trova soprattutto possibilità di sviluppo nei vigneti, ma la concorrenza di industrie enologiche più organizzate, nei tradizionali centri collinari del Piemonte, ha messo in crisi l'industria enologica valdostana. Molti vigneti sono stati abbandonati, ed i terreni che si estendono in regolari terrazze nei fianchi della montagna, ai lati del fondovalle, sono abbandonati e in preda alle acque di dilavamento. Così dicasi dei prodotti dell'allevamento tanto pregiato, quali ad esempio la Fontina, già esportata in America e che non può più reggere la concorrenza del prodotto fabbricato industrialmente in piano. D'altra parte le industrie richiamano la mano d'opera, offrendo remunerazione assai maggiore di quella che si può ottenere con l'incerto e faticoso lavoro dell'alpeggio. In parte si è cercato di riparare a questa crisi, con una nuova adeguata organizzazione; si sono creati consorzî per la raccolta e la lavorazione del latte con più moderni macchinarî; sono poi in progetto nuovi lattodotti in plastica (già funzionanti nel Canton Vallese in Svizzera) per trasportare il latte dalle baite ai centri di raccolta. È in atto lo spopolamento delle alte vallate a vantaggio dei centri industriali del fondovalle, che hanno subìto un aumento anche per la immigrazione da altre regioni d'Italia, specie dal Veneto e dalle varie regioni dell'Italia Meridionale. In totale la popolazione residente della valle, da 94.140 abitanti nel 1951, ha raggiunto i 99.754 abitanti al censimento del 15 ottobre 1961. La valle è stata poi, nell'ultimo decennio, oggetto di studî e di ricerche scientifiche; un osservatorio per lo studio dei raggi cosmici funziona al Plateau Rosa (3.350 m.s.m.); presso di questo sorge un osservatorio dell'Areonautica in perfetta efficienza con stazione trasmittente televisiva; alla diga del Goillet, in Valtournanche, funziona un osservatorio meteorologico e una stazione per lo studio della neve. La coltre glaciale è stata oggetto di ricerche speciali; si sono contati 208 ghiacciai, con una superficie complessiva di 190 chilometri quadrati, che rappresentano il 5,9 per cento della totale superficie dell'alto bacino della Dora Baltea (3.254,8 chilometri quadrati). Il Parco nazionale del Gran Paradiso, riordinato nella sua amministrazione, garantisce la conservazione della caratteristica fauna della valle (stambecco) ed un giardino botanico in Valnontey, presso Cogne, permette lo studio della flora alpina". Interessante, vero? E' un mondo molto diverso da quello attuale e direi che la comparazione consente di capire come da una parte non ci si debba preoccupare di cambiamenti che sono sempre avvenuti dal popolamento della Valle in poi, ma mostrano anche - e non potrebbe essere altrimenti - come problemi vecchi e nuovi rappresentino, lungo il fil rouge del tempo che passa, una sfida continua. E che, perciò, non bisogna fermarsi mai.