Un cortese lettore mi scrive una mail per sollecitare un mio post e mi chiede: «Come mai esponenti della Stella Alpina lanciano in Valle d'Aosta l'idea di una "grande coalizione", allargando l'attuale maggioranza a fine legislatura al Partito Democratico? E qual è la sua valutazione?». La prima risposta è naturale: bisogna chiederlo a loro e in particolare al capogruppo Francesco Salzone per capire se questo ballon d'essai lanciato nel cielo della politica valdostana - e mai espresso in riunioni di maggioranza e affidato ai giornali - sia un frutto spontaneo di una sola componente di maggioranza o se il disegno sia stato concordato con altri, magari nella famosa "cabina di regia", quell'invenzione voluta dal Popolo della Libertà valdostano all'atto del suo ingresso nell'anticamera della "stanza dei bottoni" - per supplire all'assenza in Giunta di suoi esponenti - e che vede assieme in una riunione almeno settimanale i capigruppo di maggioranza e il presidente della Regione e talvolta qualche ospite illustre. Un organo non previsto né dello Statuto speciale ma neppure dalla prassi della politica valdostana che ha, a mio avviso, e l'ho sempre sostenuto sin dall'inizio in sedi di partito, gravemente nuociuto ai rapporti nella maggioranza regionale, creando - forse solo in apparenza, vista l'attitudine decisionista del presidente Augusto Rollandin - un piccolo nucleo di "decisori" in barba alle regole normali di condivisione nei partiti, nei gruppi politici e nelle riunioni di maggioranza. Mi era stato detto in un "Conseil fédéral", anni fa, che era solo «una riunione di tipo tecnico», ma così non è mai stato. La seconda domanda è più complessa. Immagino che l'idea di una grande alleanza - mi par di capire con lo stesso presidente - miri a finire in serenità la legislatura, che oggi registra una serie di turbolenze per il confronto interno all'Union Valdôtaine e per alcune minacce di uscita dalla maggioranza del PdL valdostano, che periodicamente mostra i muscoli (sinora senza registrare successi) come se gli avvenimenti italiani che stanno coinvolgendo il futuro del loro partito - compreso il ritorno di Silvio Berlusconi - fossero un dato del tutto ininfluente e un futuro radioso li attendesse, a dispetto di sondaggi che li vedono malconci e basta vedere gli esiti in Valle d'Aosta per capire come i dati nazionali si riflettano con una certa regolarità in Valle. Nell'idea della Stella Alpina immagino che si dovrebbe leggere una visione di prospettiva: coinvolgere il PD vorrebbe dire agganciare il futuro Governo nazionale e forse prefigurare una vasta alleanza per la prossima legislatura regionale. Interpreto, non lo so con sicurezza. Peccato che, chiusa l'esperienza di Mario Monti e la paradossale convivenza "tecnica" fra PdL e PD, uniti dall'insolito destino di essere in contemporanea cani e gatti nel dibattito politico ma di dover votare assieme le fiducie per reggere il Governo, oggi immaginare un analogo "ponte" in Valle d'Aosta sarebbe davvero un'operazione ardita e incomprensibile per i rispettivi elettorati e dunque rischiosa per entrambi - e anche per la credibilità dell'Union Valdôtaine - a poche settimane dal voto per politiche e regionali. Per carità, caro lettore, magari sono io che non capisco niente e mi sfuggono dinamiche che possono portare a valutazioni diverse, ma io penso che la "grande coalizione" - per i quattro mesi prima del periodo della campagna elettorale vera e propria - non si farà.