Talvolta per rappresentare la realtà basta guardarsi attorno. Noto, nell'applicare lo spirito d'osservazione, meno luci e festoni sulle case per questo Natale, che piomba nelle nostre vite, con rassicurante regolarità, anche quando lo scenario è difficile e i problemi non mancano. E' vero che spesso impressioni come queste - più buio del solito - possono essere in parte falsate dal ricordo: certo nella mia infanzia, con bambini in ogni casa e l'elettricità come una conquista rispetto ai problemi di illuminazione del passato, non si lesinava specie con gli alberi avvolti dalle ghirlande elettrificate. Mi piace pensare a quando ero ragazzino e scendevo in cantina a controllare le luci indispensabili per animare le festività per ornare il pino fuori di casa. Oggi siamo una società più vecchia e soprattutto, specie ora, più sfiduciata, e negli anni di grande disponibilità di denaro pubblico le illuminazioni e le addobbi erano ricchi e ridondanti, rendendo di fatto ormai inutili gli sforzi familiari. In più la luce di questi tempi sembrava qualcosa da colpevolizzare, come dimostrato dal provvedimento, poi ritirato del Governo Monti noto come "cieli bui", che prevedeva - per risparmiare - di spegnere o di ridurre l'illuminazione pubblica. Per carità: idea condivisibile nella logica dell'efficienza energetica, ma che era da discutere con un approccio meno ideologico. Non a caso ho sempre trovato straordinariamente esemplificativo del mio piacere per la luce - d'altra parte mi chiamo Luciano, nome che i romani davano ai bambini che nascevano in giornate particolarmente luminose! - il fatto che il label di Parigi sia "la Ville lumière". Non vorrei apparire venale, rispetto alla spiritualità natalizia, che non a caso associa tante luci alla natalità, in primis quella della stella cometa e l'antica luminescenza del vischio, ereditata dai celti, sotto cui baciarsi. Quella spiritualità che i cattolici associano anche nella morte alla luce eterna (lux perpetua). In queste ore - e lo dico a me stesso per primo - vale quella bella frase di un prete che ha vissuto con gli ultimi, l'Abbé Pierre, che diceva: «un sourire coûte moins cher que l'électricité, mais donne autant de lumière». A Natale ancor di più.