Credo che per ogni uomo che faccia politica esista una sorta di trappola in cui prima o poi si rischia cadere. Ma, prima di parlarne, una premessa su questo tema più volte trattato: la parità di genere e le azioni conseguenti per colmare le ancora numerose disuguaglianze tra donne e uomini. Argomento che torna spesso nelle discussioni e che è uno dei capisaldi del "politicamente corretto" con il rischio di usarlo male, perché quanto più una questione diventa un automatismo da inserire e più perde mordente nella realtà. Penso a come la formula sia una sorta di prezzemolo in tutte le politiche comunitarie e di come la tendenza si concretizzi in varie e non sempre assonanti azioni positive a beneficio delle donne e del loro ruolo in politica e nella società. Mi riferisco, ad esempio, alle "quote rosa" nei meccanismi elettorali che garantiscano la presenza femminile o a obblighi di percentuali di donne negli organi societari delle aziende. Ognuno si pone di fronte a questi temi con la propria cultura e le proprie convinzioni, oltreché con il precipitato delle proprie esperienze nella vita. Ho già scritto che per me non esiste davvero nessun pregiudizio nei confronti della parità, essendo quello dei medesimi diritti un fatto assodato nella vita privata e nell'attività pubblica. In ogni "persona", senza fare distinzioni preventive sulla base del sesso, ci sono dei pro e contro e nella sostanza trovo ridicoli certi schemi che dovrebbero imprigionare donne e uomini in classificazioni e prevenzioni. Un conto possono essere le reciproche battute di spirito, un altro conto è partire da un presupposto di mettere tutti sullo stesso piano. Per questo la trappola è davvero nell'interlocuzione con un mondo femminile spaccato sul tema. Esistono quelle che ritengono che solo clausole compensative e di correzione degli usi e costumi agiscano verso la parità e altre che considerano queste scelte del legislatore come delle baggianate che finiscono per mortificare la donna, facendone una categoria protetta e dunque ammettendo l'esistenza di un handicap di partenza che vada colmato con apposite misure correttive. Quando prendi partito, in genere su norme specifiche o casi concreti, basculando fra i due opposti estremismi, finisci per trovarti in difficoltà con le une o con le altre e il fatto che la verità sia nel mezzo suona spesso come una convenienza. Ma quel conta alla fine non sono gli ideologismi ma la realtà e in una società come quella valdostana, dove il peso maschile esiste eccome nei livelli decisionali, il cambiamento - già ben presente nella società - si sta affermando con grande rapidità e ne sono lieto. Di questo anche nell'UVP - oggi con troppi ténor uomini - bisogna avere consapevolezza.