Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Così si potrebbe dire della questione della fuoriuscita dalla Fédération di Leonardo La Torre, tema che da tempo aleggia nell'aria. Lo stesso presidente dell'Union Valdôtaine, Ego Perron, non aveva - in riunioni cui io partecipai - nascosto la possibilità che la grande "mamma unionista" potesse accogliere nel suo seno parte di quel movimento «per non disperdere energie». Va bene allargare il cerchio delle adesioni, ma qualche accortezza per salvaguardare il patrimonio storico bisognerebbe averla: è vero che le sperimentazioni genetiche vanno forte, ma a me la "fragola ogm" in cui è stato immesso un gene di pesce artico per resistere al freddo, mi fa vagamente ribrezzo.
Per cui fa bene Bruno Milanesio - vecchio volpone ormai sulla scena dagli anni Sessanta - a smentire un suo qualunque coinvolgimento, ma chi ha partecipato ad una recente riunione (e Milanesio c’era) in un noto albergo di Aosta - in cui la scelta di La Torre era stata spiegata a "grandi elettori", prevalentemente di origine calabrese - fa capire invece il disegno di "socialistizzazione" del Mouvement in chiave esclusivamente di sostegno al presidente Augusto Rollandin. Dopo Milanesio "unionista" e Bruno Giordano, già socialista, sindaco "unionista" della città di Aosta, si allarga l'azione in vista delle elezioni regionali con una coorte rollandiana pronta a tutto. Niente di clamoroso, per carità, ma forse si potrebbe fare a meno di fare tutta una fumisteria da nebbia in Val Padana, quando ormai - nel gran movimento di La Torre sullo scacchiere politico dal Popolo della Libertà alla Lega, sembra che le scelte si siano cristallizzate in direzione Avenue des Maquisards con buona pace dei padri fondatori dell'UV, compresi quelli che in tempi antichi denunciarono la deriva della politica valdostana, innescata dal rampantismo del Partito socialisti italiano. Un caso singolare in cui i vinti alla fine non solo fanno pace con i vincitori, ma anzi ne occupano lentamente gli spazi con una strategia abile e resa possibile da chi è ormai è accecato più dal proprio risultato elettorale che dagli ideali sbandierati in ogni dove. Strano destino quello della politica valdostana, che potrebbe anche essere ridotta a teatrino con ciascuno dei protagonisti - me compreso - che finiscono per essere una sorta di caricatura di quelle che sembrano essere per chi è distratto delle piccole guerre dei bottoni. E invece non è così semplificabile: l'evoluzione degli ultimi anni, con una forte componente affaristica che sembra spaziare senza che nessuno fischi i falli, è il vero veleno che rischia di uccidere la nostra autonomia speciale. Farlo capire a chi non vuole aprire gli occhi è esercizio inutile, meglio concentrasi con chi ha capito benissimo e pensa che sia ora di reagire.