Stupisce la scelta di Benedetto XVI, il papa bavarese e dunque un Pontefice alpino, anche se proveniente da una località di fondovalle, di lasciare il Soglio Pontificio. Già in queste ore si sprecano i commenti sui retroscena di questa scelta, che non avviene in modo del tutto inaspettato. Molte volte in questi anni i vaticanisti avevano inserito questa possibilità per un Santo Padre che sentiva il peso degli anni e forse anche una crescente estraneità verso quelle camarille che stanno avvelenando il Vaticano. Io ho avuto il privilegio, qualunque sarà il giudizio storico su questo papa dimissionario da parte della Storia, di dare il benvenuto per due volte al papa tedesco. Una prima volta nel luglio del 2005, quando arrivò in vacanza, a poco tempo dalla morte di quel Giovanni Paolo II che aveva amato profondamente la nostra Valle. Lo incontrai nella villetta salesiana di Les Combes e lo trovai un uomo schivo e mite. Seppe stupire, quando dopo l'Angelus, si espresse - nel finale - adoperando in francoprovenzale: «Bon dzor ii valdotén presen. Merci d'iitre seuglia». Poi tornò l’anno successivo, sempre in luglio, e lo trovai più a suo agio, in una realtà che aveva già conosciuto e così dissi, dopo il suo arrivo all'Adnkronos: «quando Benedetto XVI è sceso dall'aereo l'ho visto sensibilmente emozionato perché, quando ancora era in volo, vista la giornata di particolare bellezza, ha chiesto al capitano di fare un giro sulle nostre montagne. In questo modo, il Pontefice è riuscito a vedere il Monte Bianco, il Monte Rosa e il Cervino. E, sceso dalla scaletta, rivolgendosi a noi, ci ha detto: "Ho visto le vostre belle montagne". E lo ha affermato con gli occhi luccicanti». E aggiunsi ancora: «questo nuovo periodo di riposo in Valle d'Aosta per Benedetto XVI assume per noi un'importanza ancora maggiore, perché il soggiorno dello scorso anno era già stato organizzato per Papa Wojtyla, mentre quest'anno è stato il Pontefice a scegliere di tornare tra le nostre montagne. Non potremmo avere testimonial migliore per la nostra Regione: il soggiorno del Santo Padre in montagna dimostra come non esista solo il mare per riposarsi. Da parte nostra, faremo in modo che la vacanza di Benedetto XVI sia all'insegna della discrezione, della lettura, della scrittura e delle passeggiate, proprio come ama lui». L'ultima volta tornò nel luglio del 2009, quando il suo soggiorno fu animato da un piccolo incidente domestico con una frattura al polso a causa di una caduta. Anche in questo caso, durante l'Angelus, adoperò il patois con la formula: «Cher Valdôtains, ze si fran conten d'itre inquie avui vo. Preiode pe me e pe totta l'Eglieise. A cieutte ze suetto on bon izoten!». Ora il papa lascia il suo posto: una scelta forte, di cui capiremo meglio le ragioni sin dai prossimi giorni e chissà se nei suoi ricordi, che ora potrà scrivere nel monastero del Vaticano dove riposerà, ci sarà qualche pagina dedicata alla Valle d’Aosta.