"Chi sbaglia, paga". Questo è il punto di partenza, la regola generale, cui non ci si può sottrarre. Ciò vale, a maggior ragione, in politica, quando gli eletti, nei loro comportamenti, tradiscano la fiducia ottenuta. La recente vicenda dei "costi della politica" in Valle d'Aosta è, in fondo, la ciliegina sulla torta nel rapporto, sempre più difficile, fra chi fa politica e la popolazione. Che è poi un legame stretto, perché in democrazia gli eletti li scelgono i cittadini-elettori e perciò i politici non nascono da soli, come se fossero dei funghi. Per cui i politici, buoni o cattivi che siano, sono espressione della società che li designa e non personaggi che abbiano occupato illegalmente il potere, come può avvenire nelle dittature. Il legame si fa luciferino, quando l'elettore sa delle magagne del suo eletto, ma lo giustifica, perché ottiene in cambio della sua "fedeltà" dei vantaggi che non gli spettano. Nei casi in cui questo assurga a sistema vincente per l'eletto, siamo panati, perché il politico - come i trapezisti del circo - pensa di poter fare sempre più salti mortali, vittima della sua tracotanza. Sino alla caduta. Osservo queste cose senza entrare nel merito del caso specifico: credo, infatti, che ci siano nella vicenda valdostana responsabilità molto diverse fra i chi i soldi se li è messi in tasca e li ha adoperati per i fatti propri e chi li ha usati a vantaggio del proprio partito. Temo, per altro, che - e sarebbe un livello di gravità ancora più elevato - nella politica valdostana ci possano essere vicende corruttive, su cui sarebbe bene scavare a fondo, per evitare la sgradevole impressione di impunità. L'antipolitica e la sua variante dell'antiparlamentarismo sono sempre esistiti e non stupiscono. Quel che semmai amareggia è che non si veda il fondo del barile, in questi anni così travagliati. Necessita un punto della situazione e anche di equilibrio. Attenti a non buttare via l'acqua sporca con il bambino incorporato, che sarebbero - nel caso - le istituzioni. Il processo di dissoluzione, come insegna la storia, può funzionare come la distruzione, nell'urto di poche ondate violente, dei castelli di sabbia. Questo vale, sia chiaro, anche per l'autonomia speciale della Valle d'Aosta.