Fra un settimana diventeranno Santi due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che hanno segnato la mia generazione. Si tratta della festosa cerimonia a Roma, in Vaticano, di canonizzazione, che per la Chiesa cattolica è la sentenza definitiva con cui il Papa al momento sul soglio pontificio stabilisce che un beato venga iscritto nel catalogo dei Santi e che la sua memoria si possa celebrare nella Chiesa universale. Il primo, Giovanni XIII, fu l'ultimo Pontefice ottocentesco - era nato nel 1881 nella bergamasca - e quando nacqui era appena diventato Papa e lo rimase sino al 1963. Non ho alcun ricordo diretto, ovviamente, se non l'immagine data da tutta quella religiosità popolare che ne fece sin sa subito il "Papa buono". Credo che la sua frase «Cari figlioli, tornando a casa, troverete i bambini: date una carezza ai vostri bambini e dite: "Questa è la carezza del Papa!"» sia stata una delle più ascoltate, a dimostrazione di cosa fosse già la televisione a partire dagli anni Sessanta. Ricordo la mia nonna materna, Ines, e la sua devozione - con tanto di santini - per questo Papa già in odore di santità, malgrado la beatificazione sia arrivata solo nel 2000. Era stato scelto, nei giochi del Conclave, come un uomo della transizione e invece segnò in modo indelebile la trasformazione della Chiesa, dimostrazione tra l'altro che chi esalta il giovanilismo come precondizione per i cambiamenti fa solo della retorica. Quel Papa non ebbe particolari rapporti con la Valle d'Aosta. Diverso, invece, è stato il legame del secondo Santo, Giovanni Paolo II, il cui apostolato ha coperto un pezzo lunghissimo della storia contemporanea, dal 1978 al 2005. Un Papa polacco, anche lui importante per la storia della Chiesa, grande comunicatore e viaggiatore senza sosta. Scoprì nel 1986 la Valle d'Aosta durante la prima visita pastorale che un Pontefice avesse mai compiuto in Valle d'Aosta e da allora, fino a poche settimane dalla sua morte, venne in vacanza con una certa regolarità in Valle d'Aosta ed ebbi il privilegio di conoscerlo e di incontrarlo. Giunse che era un vigoroso amante della montagna, cui si devono discorsi bellissimi proprio sulla mistica della montagna, per poi lasciare l'ultima volta l'amata Valle in sedia a rotelle, nella parabola dolorosa di una vita segnata da una spietata malattia progressiva. Non volle, come ho ascoltato di persona dal suo segretario di allora Stanisław Dziwisz, oggi Cardinale della meravigliosa città Natale del Papa, Cracovia, che ci fosse su di lui accanimento terapeutico. Per lui la strada della Santità è stata molto rapida e ha seguito una spinta popolare molto forte. Personalmente potrò dire di avere incontrato un Santo e confesso che in alcune visite a Cracovia sono andato sulle tracce della sua vita, così importante non solo per la Chiesa ma per la Storia. Parlare di queste due personalità credo che sia un buon modo per ricordare la Pasqua.