Riflettevo in queste ore sull'Amore e uso la maiuscola per prendere sul serio il discorso, anche se non scalerò i massimi sistemi. Si incrociano nello spunto due elementi diversi e una premessa. L'Amore è un incredibile carburante, che fa funzionare la nostra vita, muove i nostri comportamenti, alimenta le nostre speranze, riempie la nostra esistenza. I due elementi diversi sono: il primo - drammatico e non personale - è questo stillicidio di omicidi che colpisce ogni giorno donne uccise dai propri ex, non rassegnati ad essere lasciati e architettano folli piani di vendetta. Spesso gli assassini decidono di ammazzare anche i propri figli per completare la loro opera criminale. Il secondo elemento - lieve e molto personale - è che ieri, trafficando su Internet, ho trovato le foto, con un confronto ieri ed oggi, di una mia fidanzatina del mare di quando ero ragazzo. Ho provato grande tenerezza ed e come se avessi aperto un album di ricordi.
Così mi è venuto naturale riflettere su questa parte dell'Amore: il rapporto di coppia. Esperienza che si comincia da giovanissimi e ancora balbettanti nel declinare i propri sentimenti. E' come una scala, almeno così e stato per me, che fra diversi saliscendi e anche errori ti fa lentamente maturare delle convinzioni, partendo proprio da quei "filarini" per i quali nutro oggi uno struggente ricordo che mi mette tanta allegria, anche se ci sono stati momenti in cui ero un po' - come dire? - "farfallone". Anche se ovviamente, nel bilancio del fare e avere, qualche sofferenza amorosa ovviamente me la sono beccata e l'esercizio di essere lasciato l'ho subìto. Ma credo che sia un evento salutare, che ti pone in discussione e ti consente, come si dice con un pizzico di retorica, di crescere. Per cui, francamente, penso che si debba scavare sempre più a fondo sulle ragioni che spingono uomini verso gesti terribili e sanguinari e non c'è giustificazione che tenga e sono inorridito da chi, avendo compiuto orrendi delitti contro le donne, in genere proprie ex, si trova poi parenti o compari che giustificano i gesti, ripetendo che in fondo «era un bravo ragazzo». Esiste ancora, come una croce, un elemento giustificazionista, nel solco del famoso "delitto d'onore", che spinge alla ricerca di pretesti che giustifichino un improvviso impulso. Come capitava con le prime forme di stalking rispetto alle quali c'era sempre qualcuno che di fronte a chi dava di matto scavava alla ricerca di pretesti che finissero per scagionare determinati comportamenti. Mentre se c'è un caso in cui applicare la "tolleranza zero" è davvero questo delle molestie verso le donne per evitare le ipocrisie di chi finisce poi per trovare giustificazioni per certe escalation giunte, nel sangue, alle estreme conseguenze. Dal punto di vista penalistico l'inasprimento delle pene per reati sempre più precisi e inquadrati va certamente bene, così come una crescente consapevolezza delle stesse donne sui loro diritti e su certi rischi, ma resta tutta la questione formativa su atteggiamenti tribali di noi uomini, perché non c'è fatto culturale che suoni come un alibi. E resta, infine, quello che considero un mio rovello: bene chiudere i vetusti manicomi e pure gli ospedali psichiatrici giudiziari come sono attualmente, ma questo fa sparire i matti veri che spesso cavalcano certi orrori? Non esiste forse una crescente consapevolezza che persone gravemente disturbate circolino senza controlli e spesso senza la cure del caso? E poi - un'annotazione finale - e cioè che sia chiaro che questa violenza contro le donne non è un problema femminile, di genere, ma un terribile problema di civiltà prima ancora che di diritto, tenendo conto che - a peggiorare lo scenario complessivo - c'è già un estremismo islamico che vuole donne trasformate in schiave e in ombre.