Il mondo può essere osservato da diversi punti di vista: uno di questi deriva di certo dalle passioni che uno decide di seguire. Così mio padre era appassionato, come mio fratello che poi se n'è distaccato, di pesca nei torrenti. A casa dei miei genitori in cantina ci sono ancora canne e soprattutto i cestini che contenevano oggetti per me affascinanti, come i diversi tipi di "cucchiaini" (per i profani sono esche metalliche in genere con fattezze da insetto). Io ogni tanto li accompagnavo, ma non sono mai stato "folgorato" dalla passione ittica ed ho sempre scherzato sul fatto che la fortuna dei pescatori sta nel fatto che i pesci sono muti, perché se si lamentassero quando vengono recuperati a riva con l'amo ficcato in bocca sarebbe tutto diverso...
Penso però che si tratti di uno sport nobile, perché - se praticato correttamente - la pesca prevede uno scontro piuttosto leale fra i due contendenti e ricordo grandi scarpinate lungo le rive alla ricerca della zona giusta e trote che, prima di essere prese, si battevano con coraggio e determinazione, spesso riuscendo a fuggire con un guizzo salvifico anche all'ultimo istante. Devo dire, invece, unica annotazione personale che da ragazzino mi divertivo con un cugino, nel porto di Porto Maurizio, con la pesca al bolentino, con lenza a mano e puzzolentissimi pastoni fatti con vecchi formaggi e mollica di pane, pescando ogni tanto pesci discreti, come l'orribile scorfano, che per altro e non a caso viene usato come definizione di persone particolarmente brutte. L’altro giorno - per assecondare l'ultimo nato con lo zio Fabio pescatore (che ha passato il tempo a spiegare le tecniche esatte per beccare la preda) - sono finito in una pesca sportiva a Issogne, in una parte di quell'area enorme, al confine con Champdepraz, nota come "area Follioley", dal nome dell'imprenditore, il famoso Giuliano, che molti anni fa bonificò una vasta ansa della Dora alla confluenza con lo Chalamy e mise lì la sede della sua enorme impresa (compresa la base elicotteristica), che poi finì nel fallimento della società e venne comprata, in Tribunale, da una cordata di imprenditori locali. Tra parentesi, prima che l'area assumesse questa dimensione imprenditoriale, per noi ragazzini della zona era luogo balneare ed ogni tanto qualcuno ci lasciava la pelle. La pesca sportiva di questo genere - così come organizzata attorno a quel laghetto, da cui si vedono non solo la zona sovrastante del Mont Avic ma anche le cave di marmo addossate alle montagne - richiede certo un minimo di perizia, ma non è così impegnativa come la pesca nei torrenti e si trovano (ho assistito anche alla semina di trote adulte da un camion proveniente da un centro apposito di Oleggio) anche pesci strani, come una bizzarra trota giapponese pescata dal duo zio Fabio e nipote Alexis, eccitatissimo di manovrare per portare a riva la belva gialla e rosata. Il mondo della pesca è un mondo interessante, di cui parlavo con amici che hanno preso in concessione pezzi di corsi d'acqua per praticare - esercizio che mette la coscienza a posto a chi non ama l'epilogo del colpo di grazia al pesce - la pesca "no kill", che prevede che il pesce venga graziato e ributtato in acqua. Ci sono persone per questa pratica o anche per la pratica più tradizionale che sono disponibili a spendere molto ed esistono circuiti di turismo di questo genere che apprezzano moltissimo la Valle d'Aosta, che ha luoghi e panorami davvero impagabili e dunque si unisce l'utile della pesca con il dilettevole di location che appagano. E' naturalmente uno dei possibili biglietti da visita di un turismo che appare sempre più segmentato e che deve ritagliare anche spazio per le diverse passioni, pesca compresa.