L'altra sera - ed è stato molto piacevole - una ventina di membri anziani della "Jeunesse Valdôtaine" si sono ritrovati a cena senza avere in testa réunion di alcun genere, ma solo per far festa, nel rispetto dell'età ormai veneranda. Il nucleo doveva essere quello che iniziò la sua attività alla metà degli anni Settanta, ma poi, come capita in queste occasioni, c'era qualcuno più vecchio e qualcuno più giovane. D'altra parte è normale che sia così: c'è chi ha dato e poi chi ha preso il testimone. Io sono stato messo in mezzo per via di un volantino, brandito da un Robert Louvin in possesso di cimeli storici, che riguardava una mia candidatura sfortunata alle elezioni scolastiche dell'epoca del Ginnasio, quando il mio animo vagava tra fedeltà agli ideali autonomisti coltivati in famiglia e un esprit un pochino più libertario, come da età. Ma devo dire che, grossomodo, mi riconosco in una forbice simile a quella di allora, fatta la tara dell'età e dell'esperienza, mentre molti "compagni" del Movimento Studentesco sono diventati dei conservatori mica da ridere.
Riflettevo l'altra sera sull'amicizia e sul fatto che - credo che tutti sappiate quanto è vero - con persone con cui in passato si è avuto una frequentazione e magari una comunanza di idee basta davvero pochissimo per ripartire, con molta spontaneità, da dove ci si era lasciati molti anni prima. Magia che sperimento spesso con i miei compagni di liceo: mancano solo banchi e corridoi della scuola e potremmo serenamente ritrovarci al suono della campanella. In verità in politica è un pochino più complesso. Quando si strade si dividono ed uno va da una parte e l'altro dall'altra si scopre come certe amicizie fossero di cartapesta o perché interessate o perché già fragilizzate da un meccanismo "odio - amore" che fa precipitare rapporti apparentemente solidi nel baratro terribile improvviso della reciproca incomprensione. Da un giorno all'altro - a me è capitato anche di recente - persone che sembravano non poter vivere senza sentirmi sono sparite inghiottite dal gorgo - spiace scriverlo - di una certa stupidità, non sapendo distinguere - nella scala dei valori - quella può essere un'amicizia dagli obblighi di fedeltà politica. Ma immagino che, specularmente, pensino la stessa cosa di me e, si sa, come il torto e la ragione non siano sempre da una parte sola. Devo dire che, pur avendo ormai una pellaccia di coccodrillo, mi spiace che certi rapporti si sciolgano come la neve al sole, ma posso sopravvivere... D'altra parte quel che conta, in fondo, è essere a posto con la propria coscienza, avendo la consapevolezza che vivendo in un mondo finito è normale che, nel corso della vita e non solo per la politica, ci siano avvicendamenti e sostituzioni, amicizie che sembravano vigorose che d'improvviso si sgonfiano, rapporti importanti che diventano esausti. Ma perso un amico se ne trova un altro nel viaggio che ciascuno di noi percorre. Poi magari, anche a me è capitato, ci si ritrova da qualche parte e si scopre che certi equivoci e determinate incomprensioni erano castelli di sabbia che avevamo immaginato di granito per reciproche miopie. Mi ha fatto morir dal ridere - nel pensare alle amicizia al tempo dei "social" - il sociologo Zygmunt Bauman, quando scrive: «Un Facebook-dipendente mi ha detto: "ho fatto 500 amicizie e in un giorno". Io non le ho fatte in 86 anni. Ma quanti amici può davvero avere un essere umano? Risposta: 150. Non di più. E' questo il "Numero di Dunbar": ovvero, la quantità massima di persone che possono far parte del nostro paesaggio emotivo. Andare oltre sarebbe un esubero, uno spreco di tempo». Trovo che sia ragionevole, ma vale l'anzidetto principio della rotazione: pensateci un attimo, risalendo alla più tenera infanzia fino all'altro ieri, e in effetti il turnover delle amicizie è piuttosto svelto e accumula alla fine una mole per nulla irrilevante di persone con cui abbiamo stretto amicizia per poi perderle nelle circostanze le più varie della vita. Sapendo sempre che anche i peggiori dei nostri amici - magari rivelatisi in un batter d'occhio i nostri peggiori nemici - ci hanno lasciato un pezzettino di loro nella nostra esperienza, che cresce mano a mano e forse - chissà! - ci permette di distinguere sempre meglio chi è sincero da chi invece è solo fuggevole e voltagabbana in un secondo.