«Venghino, signori, venghino»: è questo il grido da imbonitori, che ha ormai nel lessico un impiego ironico. Ricordo che il verbo "imbonire" vuol dire "cercare di convincere qualcuno, esaltando i pregi - la bontà, appunto! - di una merce o di uno spettacolo". In francese l'espressione analoga e ancora più suggestiva: "bonimenteur", che meglio esplicita il concetto, usando "menteur", cioè "bugiardo". Esemplare è anche "ciarlatano" (in francese "charlatan") da "ciarlàre" verbo intransitivo (secolo XIV), cioè intrattenersi in discorsi futili o - come da definizione in francese: "Imposteur qui exploite la crédulité des gens en se faisant passer pour un guérisseur, un savant, un maître spirituel, etc".
Spiega il sito unaparolaalgiorno.it: "Nelle città medievali capitava spesso che arrivassero venditori ambulanti, commercianti viaggiatori - molte volte, l'unico contatto economico con l'esterno. E spesso, questi tentavano di approfittarsi dei locali vendendo rimedi miracolosi, merci straordinarie, inventando storie di fantasia e spacciandosi per persone che non erano, con grande abbondanza di chiacchiere. Ora, fra i primi a svolgere questo tipo di traffici su e giù per lo Stivale ci furono gli abitanti di Cerreto di Spoleto, splendido borgo umbro, tanto che l'intero tipo di commercianti di questo genere prese il nome di "cerretano". questo nome, in breve, mutò forma in "ciarlatano", probabilmente perché incrociato col verbo "ciarlare": nessuno ciarlava come i cerretani". "Ciarlare" è - come si dice tecnicamente un'onomatopea romanza - che imita un chiacchiericcio inutile e vuoto, che si fa strumentale. Prosegue ancora argutamente il sito: "Oggi la natura del ciarlatano non è cambiata poi molto: resta il venditore ambulante che imbonisce con furbizia la platea di un mercato, il medico che spaccia con eloquenza rimedi alternativi come straordinariamente efficaci, il politico doppiogiochista che persevera nel fare lunghe promesse: l'intento del ciarlatano è sempre chiaramente truffaldino, e lui finisce per essere un impostore, una contraffazione di ciò che ci si aspetta che sia". Quella del "politico doppiogiochista" l'avessi scritta io ci sarebbe chi - maliziosamente - avrebbe potuto pensare che mi riferissi all'attualità politica valdostana, ma lungi da me questo perfido pensiero... In francese si aggiunge l'esemplare "bourreur de crâne", in sostanza chi ti vuole riempire la testa di balle per convincerti. Viene dall'argot parisien di fine ottocento, ma diventa popolare nelle difficili circostanze della Grande Guerra: "Le bourrage de crâne est une expression inventée par les soldats en 1914 pour critiquer la propagande mensongère venue de l'arrière. Elle a été popularisée par le journaliste Albert Londres qui dénonça dans ses reportages la propagande pendant la Première Guerre mondiale. Le 29 novembre 1916, Le Canard enchaîné pastichant les jeux, les concours, les référendums proposés par la presse, lance un référendum pour l'«élection du grand chef de la tribu des bourreurs de crâne»". Simpatico questo concorso sul più grande contaballe, anche in questo caso spunto interessante anche per le vicende contemporanee e ravvicinate. Sia chiaro che all'imbonitore corrisponde sempre un credulone (in francese si può usare "jobard" dall'ingenuo Job biblico, che da noi è reso esplicito con l'espressione "pazienza di Giobbe"), perché chi ci casca deve prendersi la sua parte di responsabilità, ricordando come l'acquiescenza nel farsi fregare - quando certi avvenimenti sono chiari come acqua di fonte - diventi complicità.