Una volta la scelta della località per le proprie vacanze estive era basata su alcuni capisaldi. La tradizione familiare poteva essere legata ad abitudini pregresse che uno si porta dietro. Classico per i valdostani la croce e delizia dell'alloggetto in Liguria o per il villeggiante l'appartamentino ereditato in Valle d'Aosta. Altrimenti per i "vaganti" - cioè chi non si faceva imprigionare dalle sole scelte stanziali - esistevano anzitutto le agenzie di viaggio e poi la forza del passaparola per determinare nuove rotte di svago. Oggi Internet spadroneggia per determinare la meta e, nel limite della propria destrezza, pure per pacchetti che i più intraprendenti riescono a costruirsi, smentendo sempre più quella pubblicità di "Alpitour" che aveva come slogan: «Turista fai da te? No Alpitour! Ahi! Ahi! Ahi!».
Anche se un pizzico di verità nel rischio del "fai da te" esiste ancora. Lo dimostra in modo plateale il rapporto di odio e amore che in molti coltiviamo, consultandolo e magari scrivendoci, con il famoso "TripAdvisor", che è un portale turistico nato nel 2000 e diventato famoso perché, oltre a informazioni varie, pubblica con facilità le recensioni dei clienti su ristoranti, hotel ed attrazioni varie legate alla vacanza. Attorno a questo strumento ruotano attività poco limpide: spesso le critiche sono vere e proprie vendette e troppi scrivono cose dimostrando totale incompetenza, oltre a chi si fa vivo con proposte a pagamento per salire negli indici di gradimento. Io guardo lo stesso nella presunzione di riuscire a fare una tara fra marchette e stroncature per cercare una media che mi consenta di avere una qualche indicazione. Talvolta ci riesco e mi compiaccio, molte altre volte, invece, mi accorgo di come tutto sia distorcente in maniera tale che se fossi un operatore turistico - ed è quanto ormai avviene - denuncerei senza problemi chi mi danneggia. Chissà che nuovi e ulteriori strumenti non consentiranno finalmente opinioni in guisa di recensione più affidabili.