Come a molti - da ragazzo - mi è capitato di giocare con l'occulto, sempre dalla parte buona, ma ho pure conosciuto qualche deficiente che interpretava il lato oscuro di certe vicende, specie se collegato a quei gruppi rock americani che giocavano a fare i diavoli con canzoni talvolta blasfeme o con look luciferini, che immagino richiedessero ore di trucco e parrucco. Ricordo un disc jockey di una radio torinese in cui lavoravo che si ispirava a certi stili molto infernali e dark che facevano ridere i polli. Nel mio caso, invece, si trattava di fare sedute spiritiche con amici normalissimi da compagnia estiva, con l'uso del piattino con le lettere alfabetiche su di un foglio posto sul tavolo e il roteare di lettera in lettera del pezzo di ceramica, su cui apponevamo le nostre dita, creava parole e frasi. In genere questo avveniva nella penombra e ci suggestionavamo fra di noi, convinti di essere entrati dritti filati nell'Aldilà, mentre forse c'era qualcuno fra noi che era il vero motorino dell'impresa, spingendo il giusto.
Mi è pure capitato di fare sedute con il famoso tavolino a tre gambe, facendo una catena con le mani fra partecipanti e l'avvenimento più osé fu quello di un tentativo di un mio cugino di materializzare uno scomparso attraverso un ectoplasma che gli sarebbe dovuto uscire - tipo fantasma - dalla bocca. Naturalmente ci sembrò che questo stesse avvenendo, quando poi Luca stette malissimo e da lì decisi di voltare pagina e lasciare stare questo lato che poteva diventare da divertissement ad oscurità. Anni dopo, scoprii nella biblioteca di casa c'era un libro, rilegato in rosso, che mi faceva un pochino di paura, intitolato "Per lo spiritismo" di Angelo Brofferio, che ho scoperto poi essere stato un successo editoriale nella sua epoca. Questo Brofferio - da non scambiare per il noto patriota piemontese vissuto qualche anno prima - fu un precursore della psicologia moderna e dedicò questo volume ad un fenomeno, lo spiritismo, allora in gran e studiato anche da scienziati seri, tipo la celebre Marie Curie, che si appassionarono in particolare alle gesta di una celebre medium ottocentesca, Eusapia Palladino per non dire delle personalità varie - anche valdostane - che frequentavano lo studio del celebre Gustavo Rol, sensitivo torinese. Ho conosciuto in una sola occasione Luciano Proverbio, artista e conoscitore della pittura di Italo Mus, che ne fu un erede e devo dire che fece anche con me alcuni esperimenti impressionanti, ma che ho sempre pensato riportabili a giochi mentali e non a facoltà paranormali (in Valle invece c'era chi, in politica, si fidava ciecamente delle sue previsioni). Comunque sia, quel libro di Brofferio dava conto di uno spiritismo che aveva anche aspetti familiari, tipo di gioco di società, che sostituiva in sostanza l'uso serale che noi facciamo del televisore. Ben diversa è questa storiaccia del cimitero di Porossan, dove c'è stata in queste ore una vera profanazione di due loculi del cimitero con estrazione di tre bare, aperte con spargimento dei poveri resti di persone sepolte anni fa (due coniugi nella seconda metà degli anni Cinquanta, un'altra persona alla fine degli anni Settanta), lasciando sul muro un "6666" (non il numero del diavolo che ha un "6" in meno, ma comunque nella logica numerologica del male) e un'improbabile "Stella di David". L’unico altro caso che conoscevo era qualche analoga "messa nera" o schifezza simile avvenuta nel vecchio cimitero di Sant'Orso. Confesso di non aver parole di fronte ad atti così barbari e di avere la mani che mi prudono a pensare non tanto all'evidente follia di chi si infila in pratiche come queste ma a pensare che ci sia qualche famiglia con figli o congiunti che praticano schifezze del genere e certo non possono fare gli gnorri di fronte a tendenze che li fanno delinquere e compiere atti spregevoli nel nome di qualche satanasso. Sono per punizioni davvero severe e esemplari, perché casi di cronaca in Italia e nel mondo dimostrano come da apparenti "ragazzate" si possa passare con troppa facilità ad atti gravissimi. A chi vuole buttare via "I Promessi Sposi", perché ormai libro obsoleto, ricordo questa frase, tratta dal romanzo di Alessandro Manzoni: «Quelli che fanno il bene, lo fanno all'ingrosso: quand'hanno provata quella soddisfazione, n'hanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode». Un "canchero" come quello che ha spinto a violare un piccolo cimitero di montagna per chissà quale gusto per la profanazione con gesti che dovrebbe far vergognare gli autori di tanta ignoranza e bassezza.