Avrei sperato ci fosse stato il pienone allo spettacolo musicale di beneficenza che a Saint-Vincent ha visto un gruppo d'artisti valdostani riuniti per una buona causa: raccogliere fondi per un paese, Visso, in Provincia di Macerata, che è stato gravemente danneggiato dal sisma e deve ripartire, ritrovando una vita vissuta contro il dolore di un antico borgo colpito severamente dalle scosse. Ed invece l'altra sera si è pagata quella crescente pigrizia che intorpidisce le coscienze e rende difficile avere quel medesimo entusiasmo che in un passato non troppo lontano si vedeva in certe occasioni pubbliche. Purtroppo questo dev'essere, anche a Saint-Vincent, argomento di riflessione. La buona ragione di questo happening musicale, che è stato comunque gioioso e divertente per i presenti, era così riassumibile: ad essere colpita è una zona appenninica ed è bene che le Alpi compartecipino con forza, nel nome della solidarietà fra montanari, alla ricostruzione. Noi valdostani ne abbiamo goduto in occasione della terribile inondazione del 2000 ed è bene ricordarselo. Per altro va detto che i valdostani sono sempre stati disponibili ad accorre in aiuto di chi ha sofferto in Italia di qualche sciagura.
In realtà la posta in gioco ha almeno altre due motivazioni. La prima è che la sfida per l'Appennino è imponente: lo sconquasso ha infatti colpito molte zone già toccate da una crisi demografica imponente, dovuta ad un impressionante spopolamento. Fenomeno cui la stessa Valle d'Aosta non è, specie nella media montagna, immune. Una modellistica di rilancio dell'Appennino colpito al cuore può essere un utile momento di riflessione sul da farsi per ripopolare zone montane che, come Visso, devono vivere di tradizioni ma anche di un'economia che guardi avanti. Vi è poi da pensare ai rischi naturali: per loro il terremoto che incombe e obbliga a ripensare molte cose, così come da noi sulle Alpe crescono rischi per via del cambiamento climatico. Su questo bisogna fare sistema, ciascuno con i suoi problemi, pretendendo di rafforzare prevenzione e educazione per evitare di piangere sul latte versato. Lo spettacolo mi è piaciuto molto ed è stato un onore condurlo con il grande esperto della musica valdostana (e non solo), Gaetano Lo Presti. E gli artisti? Ad accogliere gli ospiti è stato - con repertorio natalizio - il "Coro Voci Bianche" di Saint-Vincent diretto da Marta Caldara, pugno di ferro in guanto di velluto. Incantevoli le sonorità del grande vecchio della musica valdostana, Alberto Faccini, con la frizzante imperiese Mara Maccario. Ironico, patriottico e giocoso il grande Luis de Jayriot, con la chitarra incantevole Marco Lavit e sempre lui, Alberto Faccini. L'incredibile musicalità e la voce grandiosa di Davide Dugros ha fatto il resto, presentando anche una giovanissima promessa, Gaia Fisanotti. L'attore e musicista Stefano Saccotelli ha scaldato il pubblico nei panni sarcastici di un disoccupato con la chitarra. Philippe Milleret, indipendentista valdostano, ha trascinato il pubblico, con la chiusura affidata alla cantante di casa, Maura Susanna, accompagnata dal piano magico di Andrea Dugros. Gli assenti hanno perso uno spettacolo con i baffi, chiuso da un corale "Volare" a pochi minuti dalla Mezzanotte fra risate e applausi. I musicisti valdostani, di origine e di adozione, hanno dimostrato come si possa amare la propria terra, pensando ai problemi degli altri, con un repertorio fra il valdostano, la canzone italiana ed internazionale. Esempio di come si possa essere valdostani cittadini del mondo.