Il catechismo, momento formativo per molti di noi, in vista del passaggio della Prima Comunione e della Cresima, creava nel mio animo di bambino dei fantasmi mica da ridere. In fondo era, almeno all'epoca, uno dei pochi passaggi a porti davvero di fronte a problemi esistenziali, che attraversavano la vita infantile di chi - nato nel secondo dopoguerra - aveva avuto il privilegio di nascere in una periodo di pace. Sempre fragilissima, certo, ma sul Vecchio Continente ha funzionato e non era affatto scontato, come oggi possiamo constatare per certi venti di guerra. A me una storia che turbava per via del racconto dei catechisti era quella degli angeli caduti diventati demoni con Satana che una volta era l'angelo Lucifero. Poi negli anni ho capito che questa storia del passaggio dei diavoli dal Bene al Male è una vicenda teologicamente complessa ed in fondo un'immagine terribile della nostra Umanità.
Ha scritto molto del Male Hannah Arendt, perseguitata dal nazismo: «E' anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. E' una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s'interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale». Eppure ogni giorno è per noi una prova per fare in modo che la terribile banalità non ci sommerga. Tante volte ho scritto di come la cronaca nera sia ormai avvolgente attraverso una miriade incalzante di fatti quotidiani sconvolgenti nella loro dinamica, ma quel che è peggio è una dimensione più collettiva di certe tragedie legate alle guerre dichiarate o in corso lo stesso senza mai esserlo. Pensiamo ai recenti fatti della Siria ed all'uso di gas mortali che hanno ucciso anche civili, bambini compresi. Due le ricostruzioni: gli Stati Uniti ritengono - con lancio di missili di ritorsione - siano state truppe regolari a usare armi vietate, secondo la Russia i miasmi letali derivavano da un laboratorio bombardato dove estremisti islamici stipavano veleni. Alla fine si saprà chi ha ragione e chi ha torto. Quel che emerge da questa, così come da altre stragi quotidiane che attraversano il nostro pianeta, è questa ottusità, davvero demoniaca, nella ricerca infinita di armi sempre più sofisticate e letali per ucciderci a vicenda. Ricordo un amico valdostano, scienziato geniale, che mi elencava come dalla preistoria ad oggi una miriade di progressi tecnologici derivino da ragioni belliche e dai fondi sempre a disposizione per fare peggio. E risulta poco consolante la circostanza che certe scoperte, volte ad un uso civile, abbiamo fatto fare dei passi da gigante per applicazioni positive. Questo purtroppo non cancella la sequela infinita di crimini contro l'umanità e sono rari i casi in cui il diritto internazionale e i pur lodevoli accordi fra Stati sono riusciti a segnare una svolta ed a dare concretezza a un punto e capo per non rivivere più certe tragedie. La retorica e la demagogia sul tema rischiano persino - come in un evidente paradosso - di risultare un tentativo irrealistico e velleitario per dare speranza ad un mondo insanguinato. Ricordo di aver letto come Albert Einstein, personalità profonda dotata anche di senso dell'umorismo, nella sua ultima intervista al "New York Times", pubblicata postuma il 22 aprile del 1955, alla domanda sul perché si fosse riusciti a scoprire l'atomo, ma non si fosse ancora capaci di trovare i mezzi per controllarlo, aveva risposto: «E' semplice, amico mio, perché la politica è più difficile della fisica».