Ogni storia indipendentistica in Europa ha caratteristiche diverse e non segue un copione unico. Qualche esempio: la Catalogna resta sulla scena dopo le elezioni che, in barba a Madrid ed alle sue invasioni di campo, ha confermato una maggioranza di chi vuole un proprio Stato, lasciando la Spagna ed anche i Paesi Baschi che scalpitano dopo la pacificazione seguita alla lotta armata ormai abbandonata; la "Brexit" inglese ha riacceso i fuochi degli scozzesi, dopo il flop del referendum, ma nuove inquietudini agitano l'Irlanda del Nord ed il Galles; il federalismo belga è una complessa ed interessante macchina costituzionale per tenere assieme le spinte dei fiamminghi che hanno una forte componente indipendentistica che resta ben viva. Per ora si parla meno della Corsica dove gli indipendentisti hanno conquistato una larga maggioranza e questa storia penso sia destinata ad accendersi come un falò.
Scrive "Le Point" in queste ore: "Les nationalistes corses s'installent officiellement au pouvoir. Ce n'était plus qu'une question de temps après les élections remportées début décembre. Ainsi, l'indépendantiste Jean-Guy Talamoni a été élu à la présidence de l'Assemblée de la toute nouvelle collectivité territoriale unique de Corse, tandis que l'autonomiste Gilles Simeoni a remporté la présidence du Conseil exécutif de la collectivité. Lors de son discours d'investiture, prononcé en langue corse, Jean-Guy Talamoni a dédié sa victoire «à [leurs] prisonniers et recherchés»". Quindi Assemblea e Governo dell'isola sono saldamente nelle mani dei nazionalisti corsi, riusciti per ora nel raro intento di non dividersi e forti di un consenso popolare come non mai, segno che sull'isola il processo di francisation politica e di assimilazione culturale non ha funzionato, e Parigi è considerata più distante che mai. Ma è chiaro che contro il centralismo e giacobinismo francesi i corsi faranno scintille e sino ad ora sul tema regionalismo - dunque la versione più flebile di decentramento - Emmanuel Macron è apparso freddissimo, usando già l'arma di forti tagli ai trasferimenti finanziari in favore del sistema delle autonomie locali. Facile immaginarsi il gelo macroniano quando in Corsica si evocano forme rafforzate di specialità politica e amministrativa. Più avanti nel pezzo del settimanale francese si capisce ancora meglio i punti caldissimi di dissenso: "Interviewé dans "Le Parisien - Aujourd'hui en France", Jean-Guy Talamoni s'est montré plus sévère envers Paris, estimant qu' «à l'heure actuelle, ni le président de la République ni aucun membre de son gouvernement ne sont vraiment au courant de la question corse». Le 12 décembre, le Premier ministre Édouard Philippe avait semblé fermer la porte aux revendications des dirigeants corses - co-officialité de la langue corse et du français, amnistie des «prisonniers politiques» et statut de résident corse permettant de protéger les insulaires de la spéculation immobilière - en estimant que toutes les réformes à venir devraient être «conformes au cadre constitutionnel». «Si une Constitution ne permet pas de reconnaître un peuple, c'est à la Constitution de changer et pas au peuple de disparaître», a rétorqué Gilles Simeoni, sur France Inter". Per altro Parigi sarà costretta a qualche concessione, perché sarebbe folle non apprezzare la svolta democratica dei nazionalisti corsi, che ha depotenziato quei fenomeni gravi di gruppi violenti e paramilitari che hanno compiuto assassini politici ed usato le bombe come arma di lotta. Ne ho spesso discusso con esponenti corsi, incontrati in varie occasioni, ricavando in certi casi l'impressione di una qual certa ambiguità in quella doppia strada, quella istituzionale e quella terroristica, spesso legata a fenomeni di malavita organizzata. Ma la svolta odierna premia l'aspetto istituzionale e dà spazio al dialogo. Certo le dichiarazioni a suo tempo di Macron sulla Catalogna non sono state un buon punto di partenza, ma il giovane Presidente non può permettersi di prendere sottogamba le rivendicazioni corse, che possono diventare per lui una spina nel fianco. In più, come ha già fatto in queste ore Macron, dire che è disponibile a «des évolutions possibles en Corse mais uniquement dans le respect de la Constitution» pare più una porta chiusa che aperta. Torneremo di certo a sentire parlare della questione.