L'esperienza europea che ho fatto, prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni" a Bruxelles ed al "Consiglio d'Europa" a Strasburgo, mi hanno confortato nel fatto - che capisco essere banalissimo, avendolo pure nel bagaglio universitario - che la politica estera è una cosa seria e giocare a fare gli isolazionisti o pensare solo al proprio orticello è una scelta pericolosa e sbagliata. E ciò vale - lo premetto - anche per la piccola Valle d'Aosta e le Reti cui la nostra Regione Autonoma (sbandieriamolo, questo "Autonoma"!) può appartenere bisogna tenersele strette: che sono i legami di prossimità con Francia e Svizzera, il vasto mondo della francofonia, la collaborazione con le popolazioni di montagna del mondo, il confronto con le esperienze di minoranze linguistiche e nazionali, le dinamiche assai differenziate delle autonomie speciali, le realtà sui diversi Continenti del federalismo.
Questioni da prendere con impegno e coscienziosità, se non si è invischiati in una logica da pollaio, che caratterizza spesso la nostra politica con scontri fra galli e anche quella "sindrome da gallina" che crea situazioni di immobilismo, quando appunto le galline, sono fortemente indecise sulla direzione da prendere o sul da farsi, restando immobili nell'aia, come in ipnosi, con una zampa alzata.
Ma guardando lo scenario più vasto dell'Italia cui apparteniamo per via della Storia e bisogna farsene una ragione anche se sarebbe stata meglio una bella "République du Mont-Blanc" come preconizzata in preveggente logica transfrontaliera Émile Chanoux, quel che è evidente è come nella scelta delle amicizie da coltivare bisogna fare attenzione a non sbagliare. Proprio le frequentazioni europee, specie nel periodo che seguì la pre-adesione e poi l'adesione dei Paesi Oltrecortina del Centro Europa, mi confermò una grande sospettosità verso questo mondo per noi difficile da capire della Russia, pur modificatasi nella propria struttura statuale, dopo il dissolvimento della vecchia Unione Sovietica.
Ed invece - lo dimostrano le visite recenti a Mosca dei maggiorenti del Governo Conte - si guarda ormai alla Russia con attenzione crescente, volendo addirittura uscire da logiche di embargo occidentale per via delle vicende della Crimea ma anche come contraltare all'aggressività di Vladimir Putin verso l'Europa e in scenari strategici mondiali, come in Siria. Sfugge, da questo punto di vista, come l'estrema destra italiana sia diventata "putiniana", dimostrandosi in parallelo - sempre in chiave sovranista - grande ammiratrice dell'eccentrico Presidente USA Donald Trump, riuscendo nella magia di mettere assieme le due superpotenze. Ma, si sa, che c'è anche chi, nello stesso Governo, vorrebbe - anche in tema di finanza pubblica e di indebitamento - chiedere alla Cina una ciambella di salvataggio e lo stesso si fa con i Paesi arabi ricchi di petrolio e di denaro e non certo di diritti umani, come nostra il giornalista squartato a Istanbul.
Purtroppo, infatti, molti di questi sguardi dimenticano l'attitudine liberticida di certi regimi e sappiamo che la Russia di Putin non scherza affatto, e non a caso strutture come la "Nato" e altri strumenti dell'alleanza atlantica immagino seguano con grande circospezione i viaggi in Russia di "pentastellati" e leghisti, che non potranno tenere all'infinito i piedi in troppe scarpe. Superato un certo limite, come già si è fatto con la manovra finanziaria italiana 2019 che è stata platealmente difforme da quelle regole europee cui l'Italia ha aderito, una politica estera italiana fuori da certe condivisioni comunitarie porterà a forme di isolamento politico che l'Italia pagherà in soldoni e in credibilità. E c'è poco da fare gli sbruffoni.
Capisco, infatti, che questa logica di alcune scelte politiche mira a rafforzare quello spirito nazionalistico, facendolo montare come il latte nel pentolino in ebollizione, che finisce per essere atteggiamento quasi grottesco in una Repubblica ancora strutturalmente debole, che sembra in genere più aggregarsi sulla Nazionale di calcio che sul resto. Ma, si sa che, come si sta facendo, l'invenzione del nemico alle porte - in questo caso l'Europa, i grandi potentati economici, i migranti all'assalto, i complotti di vario genere - serve per incendiare gli animi e serrare le fila. Il problema è evitare certe esagerazioni pericolose e avere coscienza che continuare a gridare «al lupo, al lupo», come da celebre favola alla fine può tornare indietro come un boomerang e l'uso dei nuovi media evidenzia anche il rischio di una sovraesposizione, come il famoso marziano a Roma di Ennio Flaiano, che subito suscitò sorpresa, ma ben presto nessuno lo considerò più, perché diventato ordinario.
L'umoralità degli elettori è crescente e anche per questo bisogna - per muoversi - andare tenendo con dolcezza il volante, perché certi rivolgimenti, anche in politica estera, possono suscitare entusiasmi che in poco tempo possono trasformarsi in un rovescio.
Ma, nel frattempo, danni irreparabili agiscono.