Nessuno nell'incrocio di saperi in capo a chi svolge funzioni elettive nasce già sapendo le cose. Che uno sia membro di un'assemblea o in un esecutivo è bene che ci sia un background fatto di studi e di esperienze pregresse e poi che abbia l'umiltà di imparare svolgendo i propri compiti e confidando - come dovrebbe essere - in chi ha già anni di pratica e può trasferire competenze. Per me così è stato ed ancora oggi cerco di capire ed approfondire gli argomenti senza andare a rimorchio di chi preferisce "verità surgelate" di provenienza dubbia, che evitano l'impegno di accendere il cervello. Detto così parrebbe tutto semplice, ma la situazione italiana registra alcune sconcertanti novità i cui esiti si stanno manifestando in un evidente declino che fa paura per il futuro. Chi pensa che di questi tempi io sia vagamente pessimista vedrà con i suoi occhi gli esiti nefasti di chi, giorno dopo giorno, effettua delle scelte che sembrano architettate da chi più che costruire intende distruggere la democrazia rappresentativa con sogni di potere che evocano i fantasmi orwelliani di logiche totalitarie.
George Orwell in "1984": «Tutti i documenti sono stati distrutti o falsificati, tutti i libri riscritti, tutti i quadri dipinti da capo, tutte le statue, le strade e gli edifici cambiati di nome, tutte le date alterate, e questo processo è ancora in corso, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. La storia si è fermata. Non esiste altro che un eterno presente nel quale il Partito ha sempre ragione». Emerge, infatti, questa nuova classe politica - di cui i pentastellati al Governo sono esempio plastico ed impressionistico - che teorizza alcune cose nella logica di una tabula rasa e di un ordine nuovo. Tipo: studi e cultura non sono importanti, così come tutti quelli che sono venuti prima sono un inutile vecchiume e vale la regola di scaricare sempre sui predecessori qualunque cosa non funzioni, in un eterno e ormai logoro "scaricabarile". Manca del tutto l'umiltà e le scelte sono pilotate più dagli esiti di sondaggi ossessivi che di adesione alla realtà e risposta alle necessità. L'odio ed il disprezzo per gli avversari politici sono la regola, fattasi incredibilmente sofisticata con la capacità di creare "fake news" ("bufale"), che vengono poi abilmente veicolate attraverso un martellamento sui "social", aizzando militanti livorosi ed ignoranti che invadono la Rete, pronti ad aggredire i "nemici" come cani da combattimento. Una sorta di "Minculpop" che sforna veline digitali che creano onde d'urto ed inquinano quei rapporti di correttezza che dovrebbero far parte del bagaglio di comportamenti nel rapporto fra forze politiche e più semplicemente fra persone civili. Non è solo mancanza di educazione, stravolgimento di ogni protocollo, parlare senza sapere, ma qualcosa di più profondo, come una sorta di veleno che si propaga e finisce per essere un'immagine avvilente che mina regole elementari di convivenza. Si tengono sempre toni alti, ordini gridati, decaloghi da seguire e il fil rouge ossessivo e complottista del nemico da erigere come mostro che minaccia e aleggia complice di quell'idolo da abbattere che sono «i poteri forti». Il vero militante deve sentirsi un combattente immacolato, una sorta di crociato votato alla Verità, che è caratteristica che serve a creare consenso ma soprattutto fedeltà ed obbedienza. Per me, che vivo nei dubbi e cerco sempre nuovi spunti, questa logica di inquadramento militaresco e ideologizzato fa paura per partito preso. Allora vale quanto detto da Bertrand Russell: «La causa principale dei problemi è che al mondo d'oggi gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi». Non mi sento intelligente, ma delle volte - di fronte a certo buio della ragione - mi viene il dubbio persino di esserlo, poi mi passa.