Questi che stiamo vivendo verranno ricordati come anni difficili, percorsi da una continua fibrillazione che ha poco a che fare con gli sbandierati cambiamenti. Non ci vogliono grandi sondaggi per capire che esiste una generalizzata preoccupazione per il futuro e, se è vero che il conformismo di larga parte degli italiani è una realtà palpabile, si aggiunge a questo un certo cinismo, per cui cambiare in "quattro e quattro otto" opinione non è considerato "tradimento" ma "dinamismo" ed in molti sono attirati temporaneamente da chi la spara più grossa. Sono molti i leader che negli ultimi decenni hanno aperto e chiuso fabbriche dei sogni e la coppia Berlusconi-Renzi è una delle storie più note di chi si può somigliare in aree politiche diverse.
Il premier Giuseppe Conte è come il celebre avvocato Azzeccagarbugli di manzoniana memoria con la sola differenza di venire dal profondo Sud e non dal profondo Nord come il secondo. A questo punto, dopo un anno di Legislatura, si può essere certi del paragone. L'ultima trovata riguarda un equilibrismo per evitare di lasciare Palazzo Chigi: una letterina inviata alla società che deve bandire gli appalti per la "Torino - Lione" con una proposta ponziopilatesca. Si rallenti il lato italiano per tenere su il Governo almeno fino alle Europee e si mantenga la tabella di marcia per il lato francese. Spero che Emmanuel Macron seppellisca Conte con grasse risate e che la Commissione europea inchiodi l'Italia ai suoi doveri basati su accordi internazionali e non sulle sabbie mobili antisistema dei "pentastellati" e sulle attese della Lega per non rompere l'alleanza proficua, fino ad ora, elettoralmente. Sarà poi bene che la Corte dei conti, che vigila sui danni erariali, apra un fascicolo, visto che le procedure decise per legge e trattati internazionali non si fermano con le letterine ma con atti formali che abbiano una reale applicabilità e non intenzioni vaghe. Davvero bisogna ricordare come la ratifica di atti internazionali spetti al Parlamento, così come la sottoscrizione di modifiche che li abroghino o ne mutino la sostanza? Ma Conte - offesosi a Strasburgo quando gli diedero della marionetta - in realtà dimostra di essere servo di due padroni in maniera così brillante da trovare soluzioni da "leguleio" (un cavillo non un cavallo...), che consentano ai due galli nel pollaio - Matteo Salvini e Luigi Di Maio - di dire sulla "Tav", sulla base delle stesse carte, due cose diverse. Il primo al Nord in attesa, compresi i suoi presidenti di Regione, rassicura che si farà, il secondo giura ai "noTav" che mai si farà. Caso di scuola di convergenze parallele per convincere tutti - pro e contro la "Tav" - alle Europee. Conte è così e pure in certi casi ondivago: ai suoi amici pugliesi aveva detto di essere garante del fatto che in un Puglia molto "cinquestellata" non si sarebbe fatto il gasdotto "Tap", si sarebbe chiuso lo stabilimento siderurgico di Taranto e niente abbattimenti degli ulivi malati. Sulle prime due si è già rimangiato la parola data e sulla terza o si sbriga o - visto il rischio contagio per tutta la zona mediterranea - l'Italia sarà processata da Bruxelles per una malattia che si diffonde ovunque. Non parliamo poi dei "no vax" - punto forte dei "grillini" ed ora coltivati da Salvini - su cui Conte dice cose diverse secondo le circostanze ed il pubblico che ha dì fronte. Questa sindrome del piacione che dice ai diversi cittadini quel che si voglio sentir dire dimostra una volubilità che mai alberga nella mente di uno statista, che sa esporsi anche a costo di essere impopolare. Invece bisogna riflettere su come sia avvenuta la sia scelta di premier "a sovranità limitata", usato davvero come un pupazzo da due ventriloqui che fingono di bisticciare su tutto ed alla fine trovano la quadra non al rialzo ma al ribasso. Poi - come dicevo - gli esiti delle elezioni europee segneranno il passo, in caso di successi ed insuccessi. Ma credo che tutti gli attori sul palcoscenico dovrebbero rendersi conto di un fatto ormai indiscutibile: la rapidità con cui gli elettori cambiano cavallo. Una volta questi spostamenti erano lenti e chi conquistava le sedie più importanti confidava su di una fiducia persa con il contagocce, oggi la cascata dei voti perduti è fenomeno rapido e persino spietato. Chi conquista il potere e non decide o decide in modo avventato rischia grosso: come fanno con lo zapping televisivo con grande velocità i cittadini cambiano canale, pardon partito!